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Malignant

Regia di James Wan vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Malignant

di CineNihilist
9 stelle

La mia prima esperienza con l’horror puro, se escludiamo alcune serie televisive ed animate orrorifiche che seguivo da piccino, inizia con la prima inquadratura di The Conjuring, in cui viene mostrato un primissimo piano della ormai nota bambola maledetta Annabelle, che sin da subito mi fece raggelare il sangue essendo da solo in casa in una lontana e calda notte estiva del 2017. Il susseguirsi degli eventi della pellicola proiettata in questa atmosfera settantina, oscura, stregata, paranormale e schiacciata in quella casa infestata e claustrofobica quanto inquietante e satanica nel modo in cui la orrorifica regia di James Wan imbastisce tutta la sua impalcatura drammaturgica tra orrore e terrore e per nulla basata unicamente sui jump scares come molti detrattori del regista vogliono far pensare, è ciò che di più terrificante abbia mai visto anche al netto di tutti gli horror ormai storicizzati e lodati dai cinefili e dai critici che vidi successivamente nel corso degli anni. 

L’immensa paura ma anche il fascino che provai per quel film, mi spinse dapprima a recuperarmi il sequel di The Conjuring, poi a recuperarmi tutta la filmografia di Wan ed infine esplorare il Cinema Horror nella sua totalità. Compiendo questo viaggio retroattivo nella storia di un genere amatissimo dal grande pubblico, ma anche respingente per la sua peculiarità, sono riuscito non solo a recuperarmi grandi capolavori e cult fino a comprendere le caratteristiche fondamentali dell’horror, ma anche a decifrare l’autorialità e l’importanza del Cinema di James Wan all’interno del genere.

 

scena

L'evocazione - The Conjuring (2013): scena

 

Il regista malese naturalizzato australiano nonostante abbia filmato e prodotto molti film horror con un intento dichiaratamente commerciale, in realtà già con la sua opera prima Saw - L’enigmista, diventato poi un cult di fama mondiale, dimostrava già di avere una spiccata padronanza nel gestire abilmente le componenti del terrore e dell’orrore che necessitano di una precisa e lenta costruzione drammaturgica d’atmosfera e di pura suspense. 

Queste caratteristiche fondamentali del genere che affondano le loro radici nel cinema horror classico del passato, James Wan le ha sempre riadattate egregiamente al cinema contemporaneo conferendogli nuova freschezza ed originalità, andando in controtendenza agli horror sempre più focalizzati sui jump scares e alla digitalizzazione delle varie creature mostruose.

Wan nei primi anni duemila decide quindi di ritornare alle origini dell’horror stesso partendo da un cinema indipendente e profondamente analogico che, seppur derivativo dai topoi dell’horror novecentesco come storie legate al paranormale (The Conjuring, The Conjuring 2 - Il caso Enfield), al fantastico-surreale (Insidious, Insidious 2), ai bambolotti maledetti (Dead Silence) e allo slasher-splatter (Saw - L’enigmista), grazie al suo straordinario gusto estetico e alla sua grande padronanza del mezzo registico è riuscito a creare degli immaginari visivi e dei mostri orrorifici che ormai sono entrati nell’immaginario collettivo a partire dall'iconico e sadico serial killer Jigsaw di Saw - L’enigmista, alla bambola demoniaca Annabelle di The Conjuring e al demone-suora Valak di The Conjuring 2, ma anche all’inquietante gioco del battimani di The Conjuring e al mondo pseudo-lovecraftiano fantastico di Insidious 1 e 2 popolato dai morti e da spiriti maligni.

 

Jigsaw - Personaggi horror - Brividi Horror

Are Annabelle and The Conjuring connected?

Insidious: Is The Further Real? - Den of Geek

 

Ripartendo dunque dalle fondamenta del genere orrorifico più classico che ha fatto ormai scuola, James Wan è riuscito quindi ad iniettarlo sapientemente pellicola dopo pellicola nel moderno panorama dell’horror contemporaneo rivitalizzando di fatto il genere negli anni 2000, creando un vero e proprio filone cinematografico di stampo “wanniano” culminato definitivamente nel famoso “The Conjuring-verse”, che gli ha permesso di diventare uno dei registi più ricchi di Hollywood grazie anche alla sua veste di produttore nei numerosi franchise horror lanciati da lui stesso come la saga di Saw e Insidious

Se da un lato questa sua fama gli ha permesso di diventare un buon punto di riferimento nel cinema statunitense soprattutto per i giovani che volevano affacciarsi al genere dell’orrore e del terrore, dall’altro lato ha generato una schiera di discreti se non pessimi mestieranti suoi “cloni” alla regia dei sequel e degli film spin-off associati ai suoi iconici franchise orrorifici, appiattendo di fatto il genere stesso. Quest’ultimo fattore ha contribuito maggiormente ad alimentare il numero dei suoi detrattori che l’hanno definito non solo un mediocre regista horror che sa filmare soltanto giocattoloni che non fanno minimamente paura pieno di jump scares inutili, ma anche un mediocre regista mestierante per nulla autoriale che mira soltanto ai soldi, soprattutto dopo il suo discutibilissimo esordio nei blockbuster hollywoodiani con i pessimi Fast & Furious 7 e Aquaman.

Nonostante non mi trovi per nulla d’accordo con la prima critica da parte dei suoi detrattori visto che riconosco in lui un’autorialità sia nella sua peculiare messa in scena, sia nelle storie che racconta dove sono sempre presenti uomini comuni che devono necessariamente unirsi se vogliono superare gli eventi orrorifici che li circondano spingendoli ad indagare su quest’ultimi e di conseguenza passare all’azione e andando oltre i limiti della loro vita ordinaria anche per proteggere i propri nuclei famigliari, non posso che concordare invece con la loro seconda critica visto che è lapalissiano che i suoi ultimi blockbuster siano mediocri, fatti soltanto per far un mucchio di soldi e totalmente privi dei suoi tratti distintivi sia nella regia che nella scrittura.

 

Fast and Furious 7: trama, cast e curiosità sul film d'addio a Paul Walker  – Tvzap

Aquaman - Film (2018) - MYmovies.it

 

Questa sua nuova opportunistica avventura nel cinema mainstream forse anche per uscire dall’etichetta di “regista di genere horror” e la sua rinuncia nel dirigere The Conjuring 3 (il franchise “wanniano” che ho amato di più), mi avevano abbastanza deluso e fatto presagire un suo potenziale ed ineluttabile declino nel cinema blockbuster più becero ed ignorante tanto da scomparire dai miei “radar cinefili” fino a poco tempo fa, ovvero con l’uscita del suo ultimo film horror in sala “Malignant”.

Sicuramente vederlo di nuovo a dirigere un horror dopo un assenteismo durato dal 2016 fino ad oggi non poteva che entusiasmarmi, ma allo stesso tempo il trailer e la sinossi non mi avevano intrigato più di tanto.

Le aspettative erano dunque abbastanza contenute visto che mi aspettavo un classico horror alla James Wan legato sempre al paranormale sperando ovviamente che non fosse una ciofeca, ma dopo aver visionato questa sua ultima fatica al Cinema, posso dire tranquillamente che è stata una delle più emozionanti, divertenti e sorprendenti esperienze in sala che io abbia mai avuto modo di sperimentare. 

A mio parere Malignant rappresenta il miglior film di James Wan a mani bassissime visto che rompe con la sua classica tradizione orrorifica, confezionando un’opera che è un concentrato di tutta la sua filmografia in unico film non prendendosi però troppo sul serio, e che omaggia il meglio del cinema horror anni settanta ed ottanta non solo americano, ma anche italiano. E creando forse l’ennesima creatura orrorifica iconica che sicuramente non verrà dimenticata facilmente dallo spettatore.

 

locandina

Malignant (2021): locandina

 

Il lungometraggio infatti, si apre con un flashback nel 1993 in un manicomio somigliante più ad un laboratorio scientifico, in cui degli infermieri cercano di contenere disperatamente una misteriosa creatura di nome Gabriel (sempre abilmente ripresa fuori campo) che sembra dotata di una furia e di un potere telecinetico devastante in grado di spazzare via gran parte dei dottori, che dopo numerosi morti e feriti riescono finalmente a neutralizzare apparentemente il mostro dotato di una sua capacità di pensiero.

 

Dopo più di vent’anni dal tragico accaduto, ci si ritrova a seguire la vita della protagonista Madison Lake, una giovane adulta incinta che lavora come infermiera, ma logorata da una vita infelice con un marito violento ed abusivo mantenuto a sue spese, che dopo una animata discussione con quest’ultimo finisce sbattuta contro il muro della loro camera da letto provocandole una grave ferita alla testa che comincia a perdere sangue. Madison dopo essersi medicata decide di chiudersi a chiave in camera per la notte lasciando suo marito a dormire in sala. L’uomo durante la notte viene svegliato improvvisamente da degli strani rumori provenire dalla cucina, e credendo sia sua moglie cerca di chiamarla invano notando soltanto una strana figura femminile di spalle sul divano nel soggiorno che scompare improvvisamente quando riaccende la luce, ma che ricompare immediatamente alle sue spalle uccidendolo brutalmente. Madison svegliata anch’essa dagli strani rumori in salotto decide di scendere per controllare che tutto sia a posto, ma una volta scoperto orribilmente il cadavere di suo marito, viene anch’essa attaccata dalla strana creatura metafisica assassina.

 

Risvegliata in un ospedale scopre di aver perso il bambino che portava in grembo, e dopo un pianto straziante di completa impotenza essendo l’ennesimo “aborto” involontario che subiva da un paio d’anni, si consola con sua sorella Sydney che la riporta a casa. Dopo essere stata interrogata dalla polizia sui tremendi fatti accaduti in casa sua, Madison decide così di trincerarsi dentro il suo nido casalingo con chiodi ed aste di legno per rendere impenetrabili porte e finestre in modo da proteggersi dal misterioso e mostruoso killer. Successivamente confessa a sua sorella Sydney di essere stata adottata e di non ricordarsi nulla dei suoi primi anni d’infanzia. 

 

Con il passare dei giorni però, Madison viene tormentata continuamente da orribili sogni e visioni in cui ricompare la creatura assassina che si scopre essere nient'altro che il mostro da laboratorio Gabriel, che comincia ad uccidere uno ad uno i dottori del manicomio che decenni addietro avevano tentato di fermarlo. Madison vivendo surrealmente in forma allucinogena questi delitti, cerca di convincere a tutti costi la polizia e sua sorella ad indagare su questa sua strana connessione psichica con Gabriel, che la porterà a riscoprire la sua infanzia fino ad una sconvolgente rivelazione che la cambierà per sempre.

 

Annabelle Wallis

Malignant (2021): Annabelle Wallis

Annabelle Wallis

Malignant (2021): Annabelle Wallis

 

Malignant a partire dal suo concitato incipit condito con un’atmosfera ansiogena da monster movie insieme a dei titoli di testa abbastanza atipici per il cinema di Wan ma che in realtà suggeriscono dove il film andrà a parare, depista immediatamente uno spettatore che stordito dal primo atto del film, si ritrova inizialmente con un classico fenomeno paranormale tipico di James Wan, per poi virare sempre di più verso un thriller horror impostato come se fosse un giallo di argentiana memoria, in cui l’assassino Gabriel viene intriso di un’aura metafisica anche nei suoi omicidi che lo pone tra un serial killer alla Profondo Rosso - soprattutto nel suo vestiario e nel modo efferato nell’uccidere anche creativamente le sue vittime - e un vero e proprio Michael Myers di caratura demoniaca quasi immortale che si diverte anche goliardicamente a giocare con la percezione e dunque i sogni e le visioni di Madison come un vero e proprio Freddy Krueger, nonostante la sua faccia coperta da lunghi e folti capelli ricordi di più una Sadako del celebre Ringu.

James Wan in questa sua ultima fatica decide così di giocare col proprio pubblico rigirando continuamente la frittata sballottando da una parte all’altra i pensieri, le ipotesi e l’attenzione dello spettatore verso un lungometraggio che acquisisce un’identità sempre più sfumata ed enormemente citazionista principalmente verso il cinema di Bava, Argento, Craven, Carpenter e addirittura Cronenberg quando finalmente viene svelato l’arcano mistero che attanaglia tutti i personaggi del film. 

La sorprendente poliedricità di Malignant conferisce quindi un aspetto unico alla sua narrazione perché riesce magistralmente a gestire l’enorme cocktail di generi/sottogeneri e film orrorifici che Wan omaggia amabilmente e che sfrutta a suo piacimento anche per ironizzare incredibilmente sui classici cliché dell’horror e dunque sul suo stesso Cinema che l’ha reso ormai noto a tutti. Facendo intuire sin da subito che Malignant più che inquietare e spaventare il suo pubblico, ha lo scopo di divertirlo e sorprenderlo in una giostra orrorifica “splatterosa” soprattutto nell’ultimo atto che può ricondurre al cinema horror di Raimi.

 

James Wan's Malignant Crafts The Best New Horror Villain In A Decade,  Gabriel

Malignant (2018) Review |BasementRejects

 

La piacevole ludicità orrorifica di Malignant e il suo certosino citazionismo non disdegnano però totalmente la tensione e la suspense costruite sapientemente nello svelarsi lentamente dell'intreccio narrativo, dove la stessa Madison insieme al corpo di polizia deve capire se l’origine del collegamento con Gabriel sia paranormale, psichico, immaginario se non addirittura fisico. 

La chiave risolutiva come sempre nei film di Wan non sta tanto nelle forze dell’ordine che spesso si rivelano impotenti e fallimentari nell’affrontare eventi orrifici come dimostrato in Saw, Death Sentence e Death Silence, ma risiede invece nella forza collettiva dell’uomo comune, che affidandosi ad esperti dell’esoterico come nei due Insidious e due The Conjuring, riescono con non poche difficoltà a risalire alla radice del problema, che in questo caso dimora nella tormentata infanzia di Madison.

Il disvelarsi lentamente dell’arcano che affligge la protagonista viene gestito incredibilmente per tutto il corso del film grazie ai “maligni” depistaggi e dai pezzi del puzzle disseminati minuziosamente da Wan per tutto il lungometraggio quali citazionismi, autocitazionismi e mescolanza di generi, conferendo dunque una portata drammaturgica di notevoli dimensioni nel momento in cui viene svelato finalmente il pezzo del puzzle mancante che connette la protagonista al suo villain.

 

Is “Malignant” a Trans Allegory? – INTO

 

Se dapprima la minaccia di Gabriel sembri inizialmente demoniaca, tangibile ed umana, poi immaginaria, fantastica, psichica o un concentrato di tutte queste caratteristiche, in realtà la mostruosa creatura si rivela essere tremendamente fisica se non oncologica data la sua natura parassitaria, essendo Gabriel nient’altro che un tumore sviluppatosi dietro la nuca della protagonista  che divide il cervello con la sua ospite e definendosi il suo fratello gemello, che inibisce fisicamente e psicologicamente Madison nel momento in cui deve commettere i suoi efferati omicidi vendicativi.

Il colpo di genio di Wan non era affatto scontato, ma riflettendo a posteriori non tanto sull’intreccio del plot narrativo ma anche solamente sui dettagli della resa visiva del mostro, si può notare come esso cammini al contrario ed abbia le stesse fattezze fisiche della protagonista. Nella sua esplosiva rivelazione il regista malese però, non si abbandona unicamente a divertirsi nello spiazzare ed anche inquietare sul momento il suo pubblico con il suo horror thriller come Alfred Hitchcock, ma da estimatore del maestro del brivido sa che deve imbastire una intelligente narrazione per veicolare degli stimolanti sottotesti in sede di scrittura per dare enfasi al suo meticoloso lavoro nella messa in scena.

Rientrano infatti i classici elementi che accomunano da sempre l’autorialità di Wan, come l’uomo comune che viene sopraffatto nella sua sfera domestica e familiare da eventi sovrannaturali che dilaniano il suo quieto vivere, che in questo film vengono incarnati da un cast prevalentemente femminile in particolar modo da Madison, una donna segnata profondamente dai suoi continui aborti dovuti alla presenza tumorale maligna del suo gemello parassitario che mira ad avere il completo sopravvento sul suo corpo. Da questo contrasto fraterno e macabro ne scaturisce quindi una lotta interiore di una donna che vuole anche riscattarsi da una mascolinità tossica che l’ha sempre oppressa, ma soprattutto da una maledizione familiare che è stata principalmente la causa delle sue sofferenze interiori e che portano quest’ultima a voler avere un figlio per poter provare per una volta un legame di sangue diretto che la possa far sentire finalmente un individuo completo e capace di poter forgiare il proprio destino. 

Per redimersi e ritrovare la propria emancipazione Madison deve però ritornare alle sue origini, dapprima rinsaldando i rapporti con la sua famiglia adottiva composta da sua sorella e da sua madre, e successivamente reimmergersi nella sua infanzia perduta per risalire alle origini del male e sconfiggerlo definitivamente.

Gabriel d’altro canto non è il classico mostro slasher bidimensionale sfruttato unicamente per mietere vittime, ma è dotato di una sua tridimensionalità nel suo agire in quanto anch’esso martoriato da complessi esistenziali che l’hanno portato ad essere trattato come uno scarto, un prova da laboratorio, un fratello reietto, una pecora nera, un aborto vivente condannato alla sua furia vendicativa in quanto rigettato sin dalla sua nascita dalla sua madre biologica che alla fine cattura e che vuole eliminare per poter essere anch’esso un essere vivente completo e libero. 

L’essere però sopraffatto dalla sua sete di vendetta, dall'odio e da manie di onnipotenza grazie anche ai suoi notevoli poteri psicofisici, porta inevitabilmente lo spettatore a parteggiare per Madison, che una volta compreso che un legame familiare non deve essere per forza di sangue per essere autentico, riacquisisce finalmente quella forza interiore che aveva perduto per riprendere il completo controllo del suo corpo e della sua mente sconfiggendo quindi il suo gemello malvagio sul suo stesso terreno, rinchiudendolo in una prigione mentale in modo che possa scontare le sue pene per l’eternità.

 

Malignant' Is One of the Most Bizarre Movie Experiences in Years - The  Ringer

James Wan's Malignant Crafts The Best New Horror Villain In A Decade,  Gabriel

Malignant Cast: Every Main Performer and Character in James Wan's 2021 Movie

Malignant Ending Explained - Den of Geek

 

James Wan con Malignant confeziona quindi un thriller horror con tinte action per nulla banale e scontato che acquisisce un’importanza fondamentale all’interno della sua filmografia, perché oltre a rompere con il suo tradizionale horror classico di stampo serioso, decide di creare un lungometraggio che dissacra la sua stessa poetica introducendo elementi dapprima estranei al suo modo di girare come un’insolita ironia ai cliché dell’horror classico, soprattutto nella scena in cui la macchina da presa gioca con lo spettatore posizionandosi nei punti classici di una stanza in cui potrebbe spuntare Gabriel nell’ammazzare la sua vittima. 

L’utilizzo di una dose massiccia di CGI nel rappresentare le visioni psichedeliche di Madison che alterano sia la sua percezione che quella dello spettatore, è un altro elemento che va in controtendenza con la vecchia scuola di effetti speciali analogici che avevano contraddistinto la poetica di James Wan, ma che il cineasta usa comunque in modo funzionale alla narrazione senza risultare invasivo nello sperimentare questa sua nuova tecnica visiva atta unicamente per ingannare il suo pubblico. La componente analogica però non viene affatto abbandonata, anzi, tutta la costruzione estetica di Gabriel sul corpo della piccola Madison è sbalorditivo e ricorda molto gli animatronics di Alien e La Cosa, soprattutto quando la faccia deformata e “ridimensionata” di Gabriel spunta da dietro il cranio di Madison con tutto il sangue che sgorga a fiumi.

Abbinato a questo elemento analogico semplicemente eccezionale, Wan introduce per la prima volta una componente action mai vista prima nei suoi film horror, ma maturata dalla sua esperienza nei blockbuster che ha girato su commissione. Il regista infatti riesce a gestire magistralmente le scene d’azione con Gabriel, in particolare nella sua manifestazione fisica e grottesca nella scena della prigione, dove vediamo il tumore impossessarsi del corpo della povera Madison ed uccidere tutte le prigioniere nella sua cella, in cui la coreografia è davvero gestita benissimo e che invoglierà sicuramente i cinefili duri e puri ad indagare sul “making of” di quel “combattimento al contrario” in cui il trucco e i costumi avranno inciso molto sulla riuscita della messa in scena. Bisogna però ammettere che la componente action spesso uccide la tensione e la sospensione dell’incredulità soprattutto nel genere horror, e ciò accade soprattutto nel piano sequenza d’azione quasi “videoludico” in cui Gabriel ammazza uno dopo l’altro quasi tutti i poliziotti della centrale che ricorda tanto la tamarraggine di un Aquaman più che di un horror alla James Wan.

 

Malignant | ilgiornodeglizombi

 

Nonostante questi difetti dovuti un po’ all’esuberanza della componente action maturata sicuramente nell’esperienza coi blockbuster e di una colonna sonora a volte soverchiante, James Wan si dimostra un’altra volta padrone del suo genere cinematografico preferito e uno dei maggiori esponenti dell’horror moderno che piaccia o meno, che con Malignant segna una nuova direzione all’interno della sua filmografia nonostante sia comunque un film non rivoluzionario, ma sicuramente rinfrescante nel panorama contemporaneo come lo sono sempre state le sue pellicole orrorifiche dal 2004 ad oggi. 

Sicuramente il suo cinema derivativo, ma non per questo banale, si presta più ad un puro intrattenimento rispetto ad autori horror più riflessivi e introspettivi soprattutto dell’ultima ondata degli anni duemiladieci come Jordan Peele, Ari Aster e Robert Eggers, ma è indubbio che questa nuova rinascita del buon horror statunitense sia dovuta anche dall’influenza del cinema di James Wan che non ha nulla da invidiare a questi altri autori un po’ più “d’essai”. Soprattutto dopo questa sua ultima fatica che di fatto inserisce un nuovo mito horror nella storia del Cinema, Gabriel, che dopo l’iconico ventriloquo di Jigsaw potrebbe diventare il nuovo mostro horror iconico di questo nuovo decennio. 

Di sicuro la vena imprenditoriale di Wan potrebbe inserirlo in una nuova saga horror dal potenziale milionario visto il finale un po’ ambiguo tagliato con l'accetta, ma il flop ai botteghini potrebbe farlo desistere in questa lucrosa operazione commerciale.

 

James Wan

Malignant (2021): James Wan

James Wan

Malignant (2021): James Wan

 

Di sicuro il creatore di Saw non abbandonerà il genere horror nonostante sia già alla direzione del già preannunciato Aquaman 2 e questo è un bene, sperando però che questa sua alternanza blockbuster/horror ripaghi come in questo Malignant donandogli nuova linfa vitale, e che non lo porti ad esagerare troppo nell’introdurre troppi elementi “blockbusterosi” nei suoi prossimi film dell’orrore perché sarebbe davvero deleterio e deludente. 

Ma dopo quest’ultima opera orrorifica folgorante “wanniana” voglio dare fiducia ad un regista che comunque mi ha introdotto in un genere che inizialmente ripudiavo per paura e che adesso invece affronto con grande coraggio e curiosità, e che indubbiamente mi ha permesso di maturare ancora di più nel mio breve ma intenso percorso nella Settima Arte.

 

Voto 9

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