Regia di Giuseppe Ferrara vedi scheda film
Teresa è sposata con Gaetano, uomo di mafia; stanca di quella vita, tenta in ogni modo di convincere il marito a fuggire dalla Sicilia. Intanto Cosima, amica di Teresa, si vede rapire un figlio e reagisce in tutt’altra maniera.
La mafia dal punto di vista delle donne: già dal titolo si intuisce l’obiettivo di questa fiction televisiva, tutt’altro che scontata, ma certo un po’ didascalica e non particolarmente incisiva quanto a temi e situazioni. C’è la Rai dietro a questo lavoro di Giuseppe Ferrara, regista attento alle questioni civili e già autore di pellicole – per il cinema, essendo rare le sue opere destinate al piccolo schermo – come Giovanni Falcone (1993) e Cento giorni a Palermo (1984), nelle quali affrontava senza retorica, né tentativi di spettacolarizzazione l’argomento mafia. Per quanto la spettacolarizzazione sia qui a livelli minimi – la sceneggiatura di Ferrara e di Graziano Diana deve pur sempre tener presente il mezzo e il pubblico a cui si rivolge – va però constatato qualche eccesso di retorica che sminuisce la portata critica del prodotto. Da apprezzare in ogni caso il tentativo di raccontare fatti drammatici e complessi da una prospettiva, se non inedita, solitamente sottostimata, ovvero quella femminile. Tosca D’Aquino, la cantante Mietta, Barbara D’Urso, Maria Rosaria Omaggio, Ivo Garrani, Maria Pia Calzone, Lorenzo Crespi e Adalberto Maria Merli sono gli interpreti al centro del cast, con evidente prevalenza di volti ‘televisivi’. Due puntate canoniche, per questo tipo di produzione, della durata di cento minuti circa ciascuna. 3,5/10.
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