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His House

Regia di Remi Weekes vedi scheda film

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La recensione su His House

di alan smithee
7 stelle

locandina

His House (2020): locandina

NETFLIX

I tuoi fantasmi ti seguono. Non vanno via, Loro vivono con te. Quando li ho fatti entrare, sono riuscito ad accettarci”

Sono arrivati come tanti per sfuggire al massacro; hanno superato un viaggio da incubo che li ha privati, almeno a prima vista, del loro affetto più importante.

Ora, giunti in un Regno Unito che intende accoglierli come rifugiati, prodigandosi anche per integrarli in una società completamente differente dalle reciproche abitudini d vita.

Due giovani coniugi si troveranno a dover fare i conti con la “bete” che li ha inseguiti fino in quel posto, per distruggerli interiormente e farli sprofondare in un incubo di rimorsi e sensi di colpa che li porta verso un incubo – stavolta tutto interiore – non meno crudele e devastante di quello – fisico e materiale - da cui sono scappati.

Sope Dirisu, Wunmi Mosaku

His House (2020): Sope Dirisu, Wunmi Mosaku

Sope Dirisu, Wunmi Mosaku

His House (2020): Sope Dirisu, Wunmi Mosaku

Riuscire anche solo a concepire un horror imperniato sulla tragedia degli sbarchi dei profughi africani, non potrebbe che apparire rischioso, incauto ed azzardato già solo al pensiero.

Remi Weekes, esordiente in regia e candidato al British Independent Film Award nella categoria del miglior film, riesce invece a realizzare un film che rischia di brutto in svariate occasioni, ma che risulta alla fine in grado di riportare dignità al genere some ai tempi, ormai lontano, di quel che fece Wes Craven con Il serpente e l'arcobaleno e People under the stairs (La casa nera), se non si vuole addirittura citare l'impegno civico di George Romero che ha raggiunto probabilmente il suo massimo valore di sintesi in “Diary of the dead. Le cronache dei morti viventi”.

Sope Dirisu

His House (2020): Sope Dirisu

Sope Dirisu

His House (2020): Sope Dirisu

His house azzarda paragoni, sulla carta sin blasfemi, tra l'orrore della tragedia che le cronache degli sbarchi clandestini ci riportano ormai da anni con episodi sempre più crudeli e drammatici, tra morti in mare e scellerato commercio di anime disperate disposte a tutto pur di fuggire da disgrazie e violenze ancora peggiori, e l'orrore privato che tutto quello che è successo prima in qualche modo finisce per depositarsi nelle anime di chi è sopravvissuto, fisicamente ma non psicologicamente ad un viaggio il cui dramma continua a vivere all'interno, annidando il male dentro una mente che elabora e riproduce i medesimi effetti di una violenza subita difficilmente cancellabile, anche in contesti completamente estranei ai fatti e alle situazioni che i migranti sono stati costretti a vivere, e che hanno determinato la loro fuga disperata.

Sope Dirisu, Matt Smith

His House (2020): Sope Dirisu, Matt Smith

His house riesce a rendere palpabile la paura nel modo efficace ed epidermico verso cui dovrebbero ambire tutti gli horror seri ed efficaci, ovvero riusciti, senza per questo lasciare da parte o dimenticarsi dell'orrore reale, quello interiore e privato, dilaniante e non meno letale, che spesso rimane dentro chi è sopravvissuto; e soprattutto senza mai mancargli di rispetto.

Bravissimi e davvero efficaci i due attori che impersonano la coppia protagonista, ovvero Javier Botet e Wunmi Mosaku, mentre nel cast appare anche la star Matt Smith (noto in particolare in tv per il suo ruolo di Doctor Who), nei panni di un solerte e comprensivo impiegato dell'ente che si prende cura delle problematiche di adattamento dei due coniugi nell'appartamento che viene loro affidato.

 

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