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His House

Regia di Remi Weekes vedi scheda film

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La recensione su His House

di Furetto60
7 stelle

Non solo horror, ma anche critica sociale e politica. Ottimo lavoro

Una giovane coppia di Africani, fugge dal proprio villaggio, dilaniato dalla guerra civile, che impazza in quasi tutto il Sudan, alla disperata ricerca di libertà e democrazia o forse solo di un posto al sole, nel Regno Unito. Sono Bol alias Sope Dirisu, un ex impiegato di banca, e sua moglie Rial alias Wunmi Mosaku.Durante la traversata all’interno di un barcone affollato e con il mare in tempesta, si verifica la tremenda tragedia, molti precipitano in mare e affogano, compresa la piccola figlia che li accompagna,i superstiti vengono soccorsi e smistati prima in un centro di detenzione istituzionale, poi accompagnati da assistenti sociali al loro appartamento fatiscente, in un quartiere suburbano e degradato, sito alla estrema periferia di Londra,dove dovranno dare prova di buona condotta per poter guadagnare l’agognata cittadinanza. Sono trattati con diffidenza e sufficienza ciononostante, soprattutto Bol, mostra gratitudine verso un governo che chiede solamente a lui e a Rial di comportarsi bene durante il loro periodo di prova.
L’accordo in teoria, potrebbe essere soddisfacente , ma in sostanza si ritrovano in un quartiere ghetto, all’interno di un appartamento infestato da insetti e tappezzato di carta da parati vecchia, che non ha nemmeno l’elettricità adeguatamente cablata, ma peggio ancora , la casa è posseduta dai fantasmi del loro passato, che un po' alla volta cominciano ad apparire, come la loro figlioletta annegata durante il funesto viaggio della speranza, prima che approdassero nel Regno Unito.I due coniugi cominciano a sentire le pareti sussurrare, ad avere visioni ed incubi, rivivono all’infinito il trauma della fuga, il parziale naufragio e la perdita della figlia. Questi spettri nel film  rappresentano metaforicamente, sia i rimorsi che i rimpianti, che suscitano ricordi, ma soprattutto incubi, che si insinuano nella mente,  messi in moto dal profondo senso di colpa di chi è sopravvissuto a un evento drammatico. I due sventurati avvertono inquietanti sussurri,come se la loro nuova casa fosse viva e urlante, fino a quando le entità si rivelano in tutto il loro corredo di orrori,in primis la suddetta bambina, trasfigurata in una maschera orrifica, poi a seguire si palesa quella del demone, lo stregone del Sudan, che rivendica la residenza britannica dei Bol come propria e tanti altri spettri raccapriccianti, i cadaveri gonfi di altri sciagurati morti in mare. L’uomo prova a dare senso logico agli accadimenti, ma le manifestazioni paranormali si intensificano e alla fine la sua razionalità capitola, anche perché i fantasmi sono ben lungi dall’essere impalpabili, tutt’altro sono di ruvida consistenza e quanto mai agguerriti e aggressivi. “His House “ usa il contesto classico della “situazione notturna” cornice ideale per connotare di inquietudine apparizioni che si “intravedono”, mentre si verificano terribili resurrezioni di morti, forse non del tutto morti. La storia pur possedendo una traccia più che inflazionata nella filmografia del genere, è comunque un horror a suo modo originale: il terrore si mischia al dramma di una vita passata nella paura e si amalgama perfettamente al folklore africano. I protagonisti sono sospesi in una lotta continua tra il bisogno d’integrarsi a qualsiasi condizione per paura di essere estradati e l'inevitabile attaccamento alle proprie radici e anche alle proprie superstizioni, per poi venire a patti con la realtà dei fatti, cioè fare i conti con la propria coscienza.
"His House " è un buon prodotto cinematografico, che punta non solo a spaventare, ma anche a far riflettere, il cui scopo è soprattutto far conoscere al pubblico una realtà poco nota ai più, con le sue leggende e i suoi drammi più profondi. Il regista  nel riproporre la classicstoria della casa infestata, la colora di un intrigante retrogusto socio-culturale, andando via via a scoprire i retroscena della morte della piccola e le sciagurate scelte fatte dal protagonista maschile, per garantire la sopravvivenza della sua donna Rial, con tutto il corollario di atrocità , disperazione estrema e condizioni di vita impossibili, che tracciano un quadro dove è difficile distinguere il “Bene dal Male”. Remi Weekes, in definitiva, dimostra una buona padronanza della macchina da presa, e la sua sceneggiatura è ricca di temi sociali e politici rilevanti, e inoltre la sua regia ha una grande capacità ipnotizzante in grado di mescolare riflessione e paura, anche grazie all’abile fotografia di Jo Willems, opera interessante ed esperienza cinematografica singolare, che attraversa con fantasia e creatività, il tema dell'orroredeclinandolo in modo del tutto nuovo

 

 

 

 

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