Regia di Remi Weekes vedi scheda film
house(casa): un edificio, nel quale persone, solitamente una famiglia, vivono. home(casa): casa nel senso di focolare domestico; territorio o comunità nazionale
HOME SWEET HOME, ma quanto spesso per i registi non è così... e mai come per due rifugiati, scappati da un paese martoriato da una guerra fratricida.
il miraggio di una nuova vita pare concretizzarsi, con l'assegnazione di una casa in un quartiere periferico di londra.
è così bello e incredibile che Bol(il marito)non riesce a gestire le sue emozioni e ride e piange contemporaneamente, in modo isterico, proprio di fronte agli esaminatori, mentre meccanicamente e stancamente recitano le regole che dovranno seguire per non farsi cacciare dalla casa e dal paese.
l'oscuro è dentro di noi; l'orrore lo creiamo noi, come insegnano i tanti bei true crime che vedo ossessivamente su netflix da THE BURARI CASE e THE MOTIVE, solo per citarne due.
e Rial(la moglie) e Bol ne hanno di motivi per non dormire sonni tranquilli; la guerra, i massacri, la fuga, il viaggio sul gommone, il naufragio e la morte di Nyagak, la loro bimba.
il distacco, la lontananza che il paese ospitante mantiene con i rifugiati richiedenti asilo, anche a quelli a cui viene concesso un tentativo di integrazione, è freddo e lancinante come l'attesa per il responso di una biopsia.
dopo il colloquio con gli esaminatori del loro caso, lo spastamento e il viaggio su un autobus vuoto, solo per loro.
l'arrivo nell'appartamento a loro assegnato, dopo essere passati per strade e vie talmente brutte e desolate da meritare uno sguardo attento, non può non lasciare un profondo sconforto in un inglese, ma non per Bol e Rial che attendevano questo da tanto tempo.
l'assistent sociale che li segue, li accompagna in visita all'appartamento, su due piani, e ripete per l'ennesima volta le regola e a cui dovranno attenersi per non rischiare l'espulsione e i due coniugi ripetono sorridenti che loro assolutamente non vogliono tornare indietro.
è un confronto impari tra gente che non ha molte possibilità o occasione come Mark,l'assistente che li segue, che aveva un lavoro in banca e bita in un appartamento più piccolo di quello che viene offerto a loro, e Bol e Rial che di occasioni ne hanno ancora meno.
un occidente non abbiente e un sud del mondo schivizzato e affamato.
Remi Weekes, che sceneggia e dirige, è così bravo che non spreca nulla dei 93 minuti di girato.
l'appartenenza del film al genere horro, fatta ovviamente anche di timidi jamp scares che non infastidiscono, costruiti su una tensione che si esprime anche attraverso la differente reazione di Rial all'ambiente del paese ospitante, è quasi di comodo, giusto per cercarlo meglio nella lista della piattaforma streaming.
Remi Weekesopera sugli ambienti squallidi e decadenti di una periferia povera e relegata, che una volta si sarebbe detta operaia,su cui viene scaricata la responsabilità di un'integrazione pilotata, obbligata e minacciata, nei tempi e negli spazi ristretti di un tabulato standard o di una visita "punitiva" di impersonali controllori. che come Mark, avevano forse un lavoro che valeva la pena di lavorare(SEVERANCE-TAGLI AL PERSONALE;-P)e che sono costretti ad espletare per... vivere.
non si vuole e non si può tener conto dei traumi personali che i rifugiati richiedenti asilo hanno dovuto vivere e sopportare per arrivare fino al centro accoglienza(la visita di Bol negli uffici quando vuole cambiare casa e il fastidio dei ragazzi che vivono in una stanza)... non rientra nelle tempistiche.
e di certo nella serie di domande del tabulato di mark per richiedere un'altra sistemzione, che Bol sta distruggendo alla ricerca di sua figlia che gli appare insieme ai morti in putrefazione in mare, non c'è la mnaccia di una strega dinka chiamata apeth.
quindi Weekes distribuisce sapientemente i dettagli che servono allo spettatore per prepararsi al film spaventoso che da "etichetta", andrà a vedere, ma li amalgama talmente bene agli ingredienti sociali, antropologici e politici che lo spettatore si ritrova talmente spiazzato che a spaventarlo non sono le visioni, le attese nel buio e gli incubi sempre più ricorrenti e realistici, bensì i moventi per cui questo malefico apeth perseguita Bol e la sua psiche e sembra motivare Rial a cercare una via di fuga dalla casa e dal marito, nel ritorno alla terra patria.
sono gli occhi e la testa china di un "mark qualsiasi"(incisivo matt smith, viso conosciuto) i colpevole disarma(n)ti delle tribolazione di Bol e Rial, o piuttosto anche mark è una vittima compliced di un sistema ben più grande e miseramente senza fine che asseconda e incita il demone apeth a perseguitare due scampati a una serie infinita di disgrazie, anche in quel tugurio marcesente che Bol insiste a chiamare HIS HOUSE?!...
WUNMI MOSAKU e SOPE DIRISU sono strabilianti e incredibili, spinti ad un limite quasi insostenibile, nel loro recitare l'odissea di tanti che tentano un probabile, possibile e augurabile futuro lontano da guerre, carestie e povertà e che spesso muoiono in mare senza lasciare nemmeno un nome, ma solo un numero stimato.
apeth è una strega che perseguita i ladri; una sorta di sortilegio che si sviluppa nei confronti di coloro che esercitano invidia, frustrazione o malevolenza diretta contro la comunità o alcuni suoi membri.
quindi insomma REMI WEEKES ha fatto ciò che si può ben dire, un film potentemente politico.
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