Regia di Giuseppe Amato vedi scheda film
Carlo e Renata, non più giovanissimi e sentimentalmente liberi, si conoscono cercando casa: entrambi infatti si ritrovano a scegliere contemporaneamente lo stesso appartamento. Chi cede il passo? Lui ha un'intuizione geniale: un finto matrimonio di convenienza per poter convivere sotto lo stesso tetto, anche se ciascuno vivrà la propria vita.
Giuseppe Amato è più noto nelle vesti di produttore che di regista, e qui le indossa entrambe; il suo sodalizio artistico con Vittorio De Sica ebbe inizio proprio con l'esordio di quest'ultimo dietro la macchina da presa, quindici anni prima di questo Gli ultimi cinque minuti. Nel frattempo il successo di entrambi si era ulteriormente amplificato e il cinema italiano aveva cambiato nettamente direzione; eppure per questa pellicola Amato sembra voler compiere una bizzarra operazione 'amarcord', facendo marcia indietro fino ai telefoni bianchi e alle commedie sentimentali pruriginose, ma sostanzialmente innocenti, che imperversavano sugli schermi nostrani durante il regime fascista. Già la provenienza teatrale, da un testo di un autore largamente saccheggiato nei decenni precedenti come Aldo De Benedetti, fornisce una prova in questo senso; la leggerezza della sceneggiatura firmata dallo stesso De Benedetti e da Oreste Biancoli prosegue poi in tale direzione, naturalmente confermata dal gigioneggiare del protagonista. L'unica differenza evidente è l'ambientazione italiana, dettaglio comunque non trascurabile: il fascismo proibiva infatti di collocare sul suolo patrio qualsiasi intrigo amoroso, facendo declinare spesso e volentieri questo tipo di storie in terra ungherese. Amato è alla sua penultima regia e se la cava dignitosamente, anche grazie a un cast che prevede la presenza fra gli altri dell'americana Linda Darnell, di Peppino de Filippo, di Memmo Carotenuto, di Gianrico Tedeschi, di Nadia Gray, di Pierre Cressoy e di Elsa Merlini; anche dal punto di vista tecnico i collaboratori sono ottimi: la fotografia è di Carlo Montuori, il montaggio di Eraldo da Roma e la colonna sonora di Alessandro Cicognini. La storia impiega un po' a decollare, ma poi si lascia gustare e va verso un lieto fine praticamente obbligato: cinema 'rétro' e disimpegnato, ma sapientemente confezionato. 4/10.
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