Regia di Francesco Amato vedi scheda film
Ascesa e declino di Umberto Bossi, disoccupato senza arte né parte che negli anni '80 si inventa un partito, la Lega Nord, che tra boutade, situazionismo e caciara pura finisce dapprima in Regione Lombardia e poi addirittura in Parlamento.
Documentario smaccatamente agiografico su una delle figure più controverse della prima e della seconda Repubblica, Umberto B – Il senatur tratteggia in poco meno di un'ora e mezza la parabola politica di Umberto Bossi, da disoccupato contestatore circondato da figure in odore di sinistra extraparlamentare negli anni '80 a leader politico nazionale al Governo con la destra dal '94 in avanti per almeno un quarto di secolo. Osservando con attenzione questo lavoro di Francesco Amato, l'unica costante che traspare nell'arco dell'intera carriera del cosiddetto Senatur è quella puramente situazionista dell'arrangiarsi di volta in volta nel creare polemiche e diversivi mantenendo i toni alti e i temi bassi (la violenza non solo verbale, la volgarità gratuita, il sessimo ostentato, etc.), al fine di rimanere sempre e comunque a galla e con la coscienza in buona sostanza pulita, pur non avendo argomenti più profondi di “libertà, giustizia, potere al popolo, via gli stranieri”. Ma non è indubbiamente questo l'obiettivo del film, che racconta invece di un Bossi quasi leggendario, definendolo senza falsi pudori “un uomo che si è fatto da solo” e delineandone un profilo non troppo complesso e senza dubbio indulgente da più punti di vista. Umberto B – Il senatur è dunque un atto devoto che non trascura però di affrontare, seppur marginalmente, i momenti difficili come i problemi di salute o la decadenza in termini di potere seguita all'ictus del 2004, che ha visto di pari passo prendere la scena leghista al giovane emergente Matteo Salvini; anche i guai giudiziari vengono messi sul piatto, a onor del vero, e sarebbe superfluo richiedere maggiori approfondimenti in merito a un'opera di questo stampo. Tra coloro che vengono qui intervistati per dire la loro sul Senatur troviamo Irene Pivetti, Roberto Maroni, Roberto Castelli, Gianfranco Fini, Massimo D'Alema, Gad Lerner e Giancarlo Paglirini. Anche l'idea che Bossi abbia inventato l'antipolitica o per lo meno la politica fatta dalla gente comune è francamente frivola: il primo esempio in tal senso all'interno della storia repubblicana, infatti, risale addirittura al 1946, a quel Fronte dell'uomo qualunque sorto provocatoriamente per mano di Guglielmo Giannini. 5/10.
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