Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Direttamente da uno dei momenti più drammaticamente dinamici della storia italiana (il primo dopoguerra), Pietro Germi con la fascinazione del 'nero' americano riesce a congelare il periodo. Un periodo di passaggio, di trasformazione, di disagio. E proprio attraverso l'inquietudine del futuro imprevedibile inserito nello schema cinematografico d'oltreoceano, l'intreccio si apre anche ad una visione morale, esistenziale, sociale. La generazione testimone dell'abbassamento di umanità durante la guerra non riesce più a trovare una bussola per orientarsi nel mare del nichilismo e del cinismo. E si perde. Quando gli ideali crollano, le basi su cui poggiavano lasciano intravedere il vuoto. La visione ora dunque si fa drammatica e l'unica cosa che rimane è l'accumulo di denaro e oggetti preziosi, anticipando le 'depravazioni' consumistiche del boom economico. Gioventù Perduta è un film duro, schematico che dietro alla pura azione cela un pessimismo disturbante, avvolgente, come avvolge e inghiotte l'oscuro gorgo dei titoli iniziali che fin dal principio inghiotte lo sguardo dello spettatore.
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