Regia di Robert Altman vedi scheda film
Il primo appuntamento è un disastro: scoppia un temporale, il tettuccio della macchina non si chiude e i due si infradiciano. In realtà i loro problemi sono ben altri, e riguardano un ambiente di vita variamente incasinato: lui, di origine greca, è soffocato da un padre castratore e da un’orda di fratelli ingessati; lei divide l’alloggio e tutto il resto con il complesso rock di cui fa parte, una specie di famiglia allargata con vedute sessuali ancora più larghe. Il film fa pensare a un’utilitaria guidata da un pilota di Formula 1. La storia è veramente poca cosa: il solito, scontato, prevedibile incontro fra due persone diversissime e teoricamente incompatibili; ma Altman, giunto alla fine del suo decennio d’oro, sa raccontarla con un’inventiva e una sapienza registica che sono ancora quelle dei suoi momenti migliori. Basta vedere il modo in cui usa i numeri musicali: sarebbero troppi (anche se gradevoli), ma, come in Nashville, trapassano con fluidità da una scena all’altra, assecondando una macchina da presa che avvolge morbidamente i personaggi. Oppure si possono seguire dalla prima all’ultima scena le vicende parallele dell’altra coppia perfetta: un uomo e una donna senza nome, che non pronunciano neanche una battuta di dialogo ma hanno una gestualità che fa capire tutto anche senza parole.
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