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Cube. Il cubo

Regia di Vincenzo Natali vedi scheda film

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La recensione su Cube. Il cubo

di Baliverna
7 stelle

Il messaggio: la vita è un labirinto forse senza uscita, pieno di trappole mortali, concepito da una mente perversa.

E' una pellicola ben diretta e congegnata, che sa ricavare il massimo da un set ridottissimo, ed essere perfettamente coerente pur essendo immaginario. La suspense tiene bene, e presto ci troviamo a partecipare alla spasmodica ricerca dei protagonisti. Credo comunque che chi è bravo in matematica partecipa di più, specie nella parte finale, dove i ragionamenti e i calcoli si fanno complessi. Detto questo, è difficile non vedere in questo microcosmo angosciante e claustrofobico, oltre che crudele e senza pietà, una metafora dell'esistenza umana così come intesa da regista e sceneggiatore. Oltre che essere l'ambiente estremamente ostile, architettato da qualche mente sadica, i rapporti all'interno del gruppo sono avvelenati da egoismo e sterile rivalità. Forse la mela veramente marcia è il poliziotto, ma anche il progettista e le prime vittime sono umanamente bacati. Le tensioni tra di loro li portano via via a scontrarsi con sempre maggiore veemenza, fino a giungere all'omicidio. Mentre sarebbe consigliabile la solidarietà o almeno il sopportarsi al fine di uscire da quell'incubo, fanno invece come i capponi di Renzo che, pur compagni di sventura, non smettono di combattere tra di loro. Merita qualche riflessione anche il fatto che il cubo infernale è stato concepito da tanti progettisti, una piccola parte a ciascuno, i quali non sapevano a quale marchingegno sarebbe servito. Oppure ne avevano una vaga idea, ma non si sono tirati indietro per meschinità e interesse. E' forse una metafora sul fatto che spesso l'individuo collabora al male di altri senza saperlo, o forse presentendolo ma in fondo non curandosene. Chiarita la metafora del cubo da incubo come immagine dell'esistenza umana, non è difficile identificare nell'insieme un pessimismo disperato, o quasi. E' anche ravvisabile una vena sottilmente femminista, che forse ha portato alla creazione di una ragazza "matematica" un po' troppo monolitica e ragionatrice, oltre che solo positiva (come la donna di mezza età, nonostante la debolezza). Nel poliziotto vediamo demolito il maschio dominatore velleitario, tronfio nonostante i suoi misfatti e vittima di una certa sicumera nel giudicare e condannare le persone. E chi gli ricorda le sue miserie si guadagna il suo odio. I personaggi in generale sono indagati singolarmente fino ad un certo punto; quello che interessa qua è la descrizione di un ambiente disumano e le forti e incredibili tensioni che nascono tra vittime di una stessa condanna. Il finale non è di mio gradimento, ma non posso obiettare sul talento dei realizzatori di questa pellicola, che peraltro non è affatto finta o commerciale. La si può definire pertanto una scommessa vinta.

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