Regia di Michael Chaves vedi scheda film
Per ordine del dio denaro.
Eh, sì: eccoli che ritornano – appunto per volontà di produttori i quali presentono il soave tintinnare dei dollari – gli impavidi coniugi Warren, “demonologi nonché investigatori del paranormale” (che manco Dylan Dog). Ritornano beati con l’ennesima “storia vera”, dove l’aggettivo chiaramente è da intendersi in senso puramente (ma involontariamente) antifrastico.
"Ops, scusate, è che sono costipato..."
E’ peraltro divertente notare come sceneggiatori, registi, produttori e affini ritengano ancora probabile riuscire a costruire un horror davvero spaventevole con le solite quattro menate: possessioni/case infestate/percezioni extra-sensoriali/esorcismi. Difatti – com’era prevedibile – il film non inquieterebbe neppure un bimbetto di dieci anni.
Il fatto che sia tutto già visto certo non aiuta, per quanto sia anche nell’ordine delle cose (d’altronde, l’intero franchise miliardario è stato costruito s’una congenita mancanza d’inventiva), ma se il prototipo ancora ancora si poteva “sopportare”, il secondo film con molta fatica guardare fino alla fine magari qua e là sogghignando per la scempiaggine dell’insieme, a questo nuovo giro di giostra gli ingranaggi si rivelano a tal punto logori e scricchiolanti, le banalità e le stupidaggini vengono presentate con tale frequenza e convinzione, da precipitare al suolo con gran fragore l’intero baraccone sin dall’incipit, il quale da subito produce l’inatteso (si suppone) effetto di far scompisciare dal ridere, invece che tremare dalla paura.
Le cit. quelle belle... ecco a voi l'inviato dell'Associazione Esorcisti Anonimi: qui per servire!
Il mitico bastone che raschia sul fondo del barile d’orwelliana memoria si mostra qui all’opera a pieno regime. Sì, perché raramente s’è mai visto un film “horror” – almeno formalmente non di serie Z – altrettanto catatonico, soporifero, insulso, pretenzioso e fiacco, ma soprattutto talmente serioso nel modo di trattare le proprie scontatissime scemenze da sprofondare irrimediabilmente nella parodia involontaria.
Non v’è una sola idea che sia una di regia, un solo guizzo di sceneggiatura, una sola scena veramente da ricordare, un solo personaggio degno di nota o tollerabile (Lorraine e la sua altezzosità sono ormai più respingenti d’un cocktail di lassativi; il di lei marito Ed, in mancanza d’un crocifisso da sventolare a casaccio ogni tre secondi, stavolta non sembra saper bene cosa fare nella vita; tutti gli altri personaggi si dimenticano il secondo stesso in cui lasciano la scena, e forse anche prima…).
FILM DEMMERDA mood --- AKA Quando vorresti smadonnare ma proprio nun ce la fai... ormai ti mancano le forze
E poi in tutta sincerità pure il tentativo di (neanche tanto) subliminale indottrinamento del pubblico a suon di sedicenti storie basate “su fatti realmente accaduti” ha stufato (ma quanti non se la bevono stiano ben attenti eh, perché, per parafrasare la Lorraine Warren reale, nei casi da lei “investigati”: <<a lack of religion was what often opened the door for malevolent forces to enter a home or a life>> [“l’assenza di fede era ciò che spesso apriva le porte alle forze del male, che le faceva penetrare in una casa o una vita”]; perciò attenti, perché potreste essere i prossimi, scetticacci del malaugurio).
Va beh, in ogni caso, il film ha incassato la solita vagonata di quattrini, il “Conjuring Universe” gode di perfetta salute e – per la gioia e la salvezza eterna di tutti noi – andrà avanti nei secoli dei secoli. Amen!
MIB. "E non preoccupatevi, dimenticherete d'aver visto tutto questo in un lampo... non che sia particolarmente difficile..."
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