Regia di Leos Carax vedi scheda film
Leos Carax, regista-culto per eccellenza - e forse anche un po' per vocazione -, firma con Pola X il proprio suicidio commerciale. I detrattori del regista si sono potuti comodamente gustare gli inesorabili attacchi piovuti da ogni dove sull'opera più controversa e indifendibile del regista. Eppure, Pola X è, per usare un termine abusato, la quint'essenza dello stile barocco e romantico dell'autore.
La storia, ispirata al romanzo di Hermann Melville "Pierre: or, the ambiguities", vede protagonisti Pierre (uno scrittore in crisi interpretato da Guillaume Depardieu) e Isabelle (la musa di Sharunas Bartas, Yekaterina Gobuleva), fratello e sorella separati alla nascita che si ritrovano casualmente. Pierre, follemente attratto dalla sorella, lascia la villa (rappresentata dal regista come una sorta di «Eden» parigino), per seguirla in un complesso industriale abbandonato dei Balcani, dominato dagli happening musicali di una band industrial, ricalcata su ispirazione degli Einsturzende Neubauten. Ovviamente, la storia, come da film di Carax che si rispetti, avrà risvolti inesorabilmente tragici.
In Pola X sono le emozioni, irruente e inarrestabili, a scuotere e far procedere per sossulti il film, a renderlo un insieme di parti, a volte quasi slegate tra loro. La messa in scena riprende gli elementi già sperimentati con Rosso sangue e Gli amanti di Pont-Neuf, facendo un larghissimo uso delle tecniche più coreografiche, come il dolly.
Forse un gradino sotto i precedenti lavori del regista, Pola X non merita comunque la pessima fama di cui gode: perché quello di Carax è vero amore per il cinema.
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