Regia di Salvatore Piscicelli vedi scheda film
Un anziano sceneggiatore vive solo e senza famiglia, con una domestica a ore come unica intrusa nella sua vita. Quando la donna si assenta, l'uomo chiede di sostituirla a una giovane che vede talvolta in giro per il palazzo. La ragazza, sboccata, presuntuosa, tutt'altro che bella, ma provocante, gli farà perdere completamente la testa.
"Ciò che non si può tradurre in termini di mistica non merita di essere vissuto": con questo aforisma di Cioran si apre il film. Non c'entra niente, sia chiaro subito, nè la frase in sè, nè tantomeno Cioran: l'intellettuale - solo con le sue carte - de Il corpo dell'anima è un sentimentale fondamentalmente incline alla carne, quanto di più distante dal filosofo rumeno, è un personaggio lontano galassie dalla disperazione di quest'ultimo e dalle sue trepidazioni: esuberante rinunciatario estemporaneo (per una serie di scherzi del destino) lo scrittore fittizio della pellicola di Piscicelli, definitivamente impossibilitato a esistere quello reale, l'autore de L'inconveniente di essere nati. E' questo, pertanto, un film molto più che ambizioso: è smodatamente presuntuoso, con quanto ne consegue in termini di aspettative da parte dello spettatore; soprattutto perchè da Piscicelli ci si aspetta qualcosa di più fin dai tempi dell'apprezzabile Immacolata e Concetta, l'altra gelosia (1979), opera prima che lasciava intravvedere spiragli del talento del regista napoletano, mai confermati però in seguito. Di sicuro comunque Il corpo dell'anima è opera non banale e scritta con doverosa perizia (sceneggiatura del regista e della compagna Carla Apuzzo), impressionantemente incisiva nelle non poche sequenze erotiche, con il macroscopico difetto dell'invadente, ossessiva voce narrante del protagonista, ma, a livello di casting, con un paio di vistosi pregi (la particina di Ennio Fantastichini e, soprattutto, il ruolo centrale affidato al come sempre monumentale Roberto Herlitzka). Purtroppo però la parte da co-protagonista femminile è affidata alla sgraziata esordiente Raffaella Ponzo, immediatamente cancellata dal mondo del cinema dopo questo spiacevole episodio (si rivederà in realtà solamente qualche anno più tardi in una delle porcellonate di Tinto Brass: ma, appunto, si parlava di cinema qui) e rientrata nelle cronache in maniera ancora più tragica nel 2007, alla morte del suo nuovo compagno: Gigi Sabani. Piscicelli era stato sette anni lontano dal cinema (Baby gang, non proprio un successo, risaliva al 1992) e forse la lunga pausa di riflessione aveva portato anche qualcosa di buono. Ma non troppo. 3,5/10.
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