Regia di Salvatore Piscicelli vedi scheda film
L'erotismo in salsa letteraria è spesso letale per l'esito dei film, se non vi sia qualche elemento che lo faccia rendere digeribile allo spettatore. Qui, direi che questo elemento si materializza nella voce narrante di Roberto Herlitzka, che racconta retrospettivamente la propria storia di anziano scrittore colpito al cuore e al bassoventre da una giovane e procace popolana romana, che gli fa riassaporare i piaceri della carne (dopo dieci anni di astinenza dovuta alla vedovanza), connessi alle umiliazioni cui deve soggiacere un anziano posto di fronte a fresche grazie femminili.
Tutto il film si gioca sull'esperienza mistica dell'amore, sacro e profano, come testimonia l'impegno (poi abbandonato) del protagonista, il quale sta scrivendo, insieme a un amico regista, un film su Santa Teresa d'Avila, mistica spagnola del Cinquecento. Proprio nel dialogo tra il protagonista e il regista (un misurato Fantastichini) vengono citati due film, la cui unione potrebbe avere ispirato il soggetto del Corpo dell'anima: Viridiana e Simon del desierto (citato appunto in spagnolo), due tra i maggiori capolavori di Buñuel.
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