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Trucks

Regia di Chris Thompson vedi scheda film

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La recensione su Trucks

di undying
2 stelle

Anche i brutti racconti, a volte ritornano. È qui il caso di Camion, insopportabile novella sulla rivolta delle macchine tanto cara a Stephen King, al punto che lui stesso ne realizza, nel 1986, una prima versione cinematografica: l'indifendibile Brivido. Qui grazie alla buona regia va un po' meglio, ma non c'è comunque nulla da esultare.

 

Lunar, Bridgeton (New Jersey). In una desolata e arida pianura desertica un gruppo di disperati sopravvive grazie ad un'area di servizio ch'è punto di riferimento per gli enormi Tir di passaggio. In particolare Hope (Brenda Bakke) fa da guida turistica, ai pochi interessati, per escursioni mirate in prossimità di una zona colpita da impatto con meteorite. Zona rinomata anche per avvistamenti UFO. Improvvisamente, un enorme camion/frigo prende di mira Hope e alcuni turisti. È solo l'inizio di un inspiegabile fenomeno, che i notiziari attribuiscono agli effetti tossici di un non meglio definito composto chimico sfuggito al controllo, il DC972. In breve tempo, tutti i presenti nell'area di servizio di Lunar si trovano ostaggio di enormi autoarticolati, animati da invisibili presenze e responsabili di agghiaccianti omicidi.

 

Brenda Bakke

I racconti della cripta. Il cavaliere del Male (1995): Brenda Bakke

 

"Ho sempre detto che l'età industriale sarebbe finita nel caos. È colpa nostra: non meritiamo questo Pianeta per l'uso che ne facciamo..." (L'anziano turista ex figlio dei fiori, l'unico che pronuncia una frase sensata)

 

Da un brutto racconto breve (contenuto nella raccolta dal profetico titolo A volte ritornano) lo scrittore del Maine, Stephen King, trae spunto per l'esordio (al tempo stesso conclusione, per un'unica esperienza in regia) dietro la macchina da presa. Il risultato è uno dei più brutti film (non solo horror) mai girati: l'inguardabile Brivido. Corre l'anno 1986, e il cinema di genere americano annaspa in mediocri produzioni esageratamente trash, pertanto anche questo assurdo evento può avere luogo. Ma, come il titolo della raccolta -purtroppo per noi- annuncia, davvero a volte ritornano. E in questo caso nemmeno troppo tardi. Nel 1997 due lungimiranti produttori yankee hanno la bella pensata di riprendere Camion, quel (brutto come già scritto, ma è meglio sottolinearlo) racconto di Stephen King alla base di Brivido. Incaricano uno scribacchino senza pretese -e senza possibilità dato il soggetto trattato- di comporre la sceneggiatura di un film televisivo. Tocca invece a Chris Thomson, esperto e valido regista neozelandese di prodotti destinati al piccolo schermo, curare le riprese di questo Trucks, film che ovviamente ripercorre (nella peggiore maniera) la storia di King, subendo anche -per ovvie motivazioni- l'influsso di Duel. Ne esce un lavoro tremendo, non come quello precedente, ch'è impresa impossibile, ma di una piattezza sconsolante. Pieno di luoghi comuni che vanno dalla pseudomorale ambientalista, gettata lì a forza, alla scontata denuncia sulla guerra e le armi (da dove arriva il predicozzo!). La trascuratezza dell'insieme trova il suo fulcro in una constatazione meno che banale, la quale a nessun spettatore può sfuggire: autoveicoli di quelle dimensioni, che scaricano nell'aria nuvole nere di inquinanti residui della combustione nei motori a gasolio, potranno fare sì e no 5, 6 km con un litro. Più ancora dell'incredibile assunto (ovvero che si muovono senza pilota) diventa inaccettabile il fatto che scorazzano tutto il giorno a marce basse, senza sosta. Nel finale anche al regista la cosa giunge strana e tenta di mettere insieme una ridicola sequenza in cui i camions, suonando il clacson e lampeggiando, chiedono di fare rifornimento. A prescindere dal fatto (improbabile) che qualche poliglotta, dotato magari di percezione extrasensoriale, possa intendere quel linguaggio, questo evento non è l'unico a rendere ridicolo, oltreché impossibile, Trucks. Sono altri dettagli, tanti, che sprofondano il film in zona trash, tutti tipicamente ascrivibili alla tendenza americana di rendere tutto elementare, quanto fragorosamente pirotecnico. Area 51, progetto SETI, elucubrazioni sul passaggio di una cometa: perché mai diamine questi mezzi viaggino da soli e siano tanto incazzati con gli esseri umani non è dato non tanto sapere, quanto immaginare. Ma se la sceneggiatura difetta perché grossolano è il testo di partenza, che dire delle scempiaggini innate, ovvero nel DNA, di molti autori attivi nel paese che batte bandiera con stelle e strisce? Ad esempio, un autista riesce a risalire sul mezzo che ormai vive di vita propria facendo il girotondo, senza sosta, nel piazzale dell'area di servizio (no, non siamo impazziti, accade nel film): "È tutto ok, baby!", sentenzia incredibilmente il geniale camionista appena messo il culo sul seggiolino. Tre scemate in quattro parole, roba da guinnes dei primati. Naturalmente il bolide, fregandosene dell'autista, va contro una capanna di legno la quale, nel (non) rispetto delle più elementari regole della fisica, esplode dando corso a zampate di fuoco come neanche nei più profondi gironi infernali. Ok, il finale con (e sopra) l'elicottero è piuttosto suggestivo, ma rappresenta davvero un granello di spettacolo nel deserto del vuoto più assoluto. Quello che più dispiace, di fronte a lavori di questo tipo, è constatare lo sperpero di risorse (attori validi, ottimi effetti speciali, dotazione di mezzi e attrezzature di sostanziale entità) che potevano essere destinate in ben altra direzione, magari a supporto di più validi e trascurati registi/sceneggiatori. 

 

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