La recensione su Identifying Features

di alan smithee

7 stelle

TORINO FILM FESTIVAL 38 – CONCORSO TORINO 38

Magdalena è una donna messicana disperata: suo figlio nemmeno maggiorenne le ha manifestato l'intenzione di partire per tentare di emigrare in Usa assieme ad un compagno, e lei l'ha perso di vista, senza più ricevere notizie dal ragazzo ormai a due mesi dalla sua partenza.

Recatasi al commissariato della città più vicina per denunciarne la scomparsa, alla donna vengono sottoposti interi dossier con foto strazianti di persone morte durante i tentativi di migrazione negli Usa. Dal particolare di uno zaino che la donna stessa ha cucito per il figlio, i poliziotti cercano di indurla a dichiarare che una serie di resti davvero poco identificabili ritrovati insieme a quell'oggetto, appartengono al figlio.

Ma la donna, anche su consiglio di un'altra madre straziata dal medesimo problema, non si accontenta di una soluzione così superficiale, e, dopo aver raccolto notizie inerenti la sparizione di molti viaggiatori a seguito di agguati perpetrati da banditi locali ai danni di viaggiatori, si mette alla ricerca di uno straniero, anche lui aggredito, che potrebbe aver viaggiato col figlio.

Nel tentativo di raggiungerlo in una remota località, la donna si imbatte in un giovane che. Espulso dagli Usa, sta facendo ritorno verso casa. Il ragazzo, mosso da compassione, la ospita a casa propria, ma si accorge che in loco la madre e molta altra gente, è scomparsa nel nulla-

Nel calvario di un viaggio verso il dolore di una verità ormai data per certa, Magdalena andrà incontro alle radici del male, riuscendo anche lei a infiltrarsi tra i meandri di una esperienza devastante, al culmine della quale avrà il sinistro privilegio di potersi rapportare col una personificazione del male assoluto, un diavolo che muove le azioni sconsiderate di bande di mercenari in grado di mettere a ferro e fuoco un paese già di suo travagliato tra povertà e corruzione dilaganti.

Fernanda Valadez, con questa tua travolgente e incalzante opera prima, ci conduce prima a braccetto, èpoi a forza, lungo un doloroso e crudele calvario che ci conduce alle radici del male assoluto, l'unico che può spiegare l'utilizzo di una violenza fine a se stessa in grado di devastare famiglie ed affetti senza nemmeno un vero motivo che possa ritenersi lontanamente plausibile.

Un film che trasforma il calvario straziante di una donna in una esperienza diretta a contatto con un male che non può non assumere le fattezze mefistofeliche di un essere dalla coda biforcuta e gli arti con gli zoccoli tipici di una raffigurazione popolare tipicamente medioevale.

Il film sa bilanciare bene la tematica ed il dramma senza fine in cui occorrono molto spesso i clandestini nel loro tentativo di accesso in quel paradiso agognato rappresentato dagli States, ma sa anche trasformarsi, per fortuna solo a tratti, in una sorta di horror estremo, senza per questo eccedere nel gore o nella violenza più efferata ed improbabile a cui molto spesso conduce il desiderio o la tentazione di aderire, anche solo di sfuggita, e qui nel caso specifico in modo piuttosto coerente ed azzeccato, ai principi del genere.

In questo senso Fernanda Valadez diventa un nome molto interessante e da tenere d'occhio nel futuro, che contribuisce ad un esordio festivaliero, quest'anno per la prima volta e per forza di cose in formato streaming, davvero positivo e riuscito.

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