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Mossad

Regia di Alon Gur Arye vedi scheda film

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La recensione su Mossad

di gaiart
8 stelle

L’uso di ironici flashback in cui i protagonisti fisicamente e letteralmente si piegano al voltapagina visivo, uniti a gravi errori di pronuncia in ebraico e in inglese come third world, in third woooorlddd sono comici da creare lacrimazione da riso e crampi.. Mossad va visto in lingua originale per cogliere tutte le sfumature geniali e le contradd

Omopla?ìa s. f. [comp. di omo- e -plasia]. – In biologia, la presenza, in due o più categorie tassonomiche, di una stessa modificazione intervenuta in un carattere (morfologico, genetico, biochimico) nel corso dell’evoluzione, in seguito a fenomeni di convergenza evolutiva o di parallelismo, e non per comune derivazione filogenetica (come avviene invece nell’omologia); per es., presentano omoplasia l’arto anteriore degli uccelli e quello dei pipistrelli, la cui modificazione in ali si è originata in modo indipendente nei due gruppi e non è derivata da un antenato comune. Mossad è un film omoplastico che conferma che due esseri che vengono a contatto si modificano reciprocamente, anche intaccando il proprio dna. E cosi è per Mossad e Cia solo che invece di evoluzione, la loro vicinanza appare motivo di involuzione della specie: servizi segreti.
Oggi più che mai gli errori imputabili a stupidità, superficilalità, grossolanità di servizi di difesa sono innumerevoli e devastanti su popolazioni inermi e spesso inconsapevoli. Su questo si innesta il divertente film Mossad.

L’uso di ironici flashback in cui i protagonisti fisicamente e letteralmente si piegano al voltapagina visivo, uniti a gravi errori di pronuncia in ebraico e in inglese come third world, in third woooorlddd sono comici da creare lacrimazione da riso e crampi..
Mossad va visto in lingua originale per cogliere tutte le sfumature geniali e le contraddizioni che lo animano, che sono poi le stesse che gravano il rapporto oberato tra America e Israele. Chiaramente emerge solida tutta la “stupidity of the Mossad” e degli agenti incompetenti che lo regolano. Per non parlare di quelli della CIA dichiaratamente derisi nel film. Serie di luoghi comuni e stupidità del genere, soprannomi e bambinate non scostano mai l'uomo dall'eterno bambino che, anche da adulto, gioca alla guerra e soldatini.
"Shuki shuki shuki", scioglilingua e battute: "Shuki a Aquila uno, mi senti? lo vedi?" e si vede un'aquila vera che risponde: "no!"
I due protagonisti (Rony e AAAron che gioca sul nome del più noto Ironman) fanno tra loro giochetti da dodicenni,  serie di assurdità geniali, esilaranti che escono dalla bocca, corpo e voce degli agenti scemi, da un capo del Mossad decrepito e fuori epoca, ormai quasi in pensione, (bravo e naturale Ron Ilad visto in The farewell party (2014)) o dialoghi serrati, rapidissimi che confermano la velocità delle sinapsi di un paese che ha sofferto, che sa fare cinema e che non si perde d’animo creando sapiente ilarità, sdrammatizzando sui servizi segreti e i loro gravi errori.
Spesso il cinema, ed è qui la sua grandezza, riesce a dire tutta la verità anche in riso. Anche quando sembra impossibile. E le gag sono innumerevoli..
Gente che si fa i selfie durante un attentato-incidente di tram, sovrannumero di telefonini, controllo e privacy persa di tutti, sono solo alcune delle tematiche, seppur ironiche che intessono questo script esilarante con dialoghi sagaci. Oltre alla nodosa, neverending questione palestinese e ai beceri rapporti tra politica araba e israele.
Jack Settleberg, un multimilionario, guru di telecomunicazioni, satelliti e telefonia, che sta in "a very expensive hotel"  è un americano che viene rapito mentre si trova con la bella moglie in Israele.
Il Mossad si mobilita, si fa per dire, per salvarlo, schierando il suo agente più esperto che ha fatto più danni che altro, e la Cia manda il suo miglior agente Harris a dargli una mano: strano ma vero, na donna, più sveglia di tutti! I due devono imparare a lavorare fianco a fianco e a sedare i conflitti che sorgono su ogni cosa. Qualora non portassero a casa l'operazione, il direttore quasi in pensione del Mossad perderebbe la possibilità di accendere la torcia per il Giorno dell'Indipendenza.
Se l’arte è quindi un abuso di verità qui si va nozze nel vero senso della parola, dato che in Israele, non solo la gente non si sente protette dai servizi, ma succedono cose che sono più vere dei film. Ci sono diverse allusioni a questo nel funerale ad esempio, prima del rapimento del magnate delle telecomunicazioni. Poi l’assioma sul fatto che siamo tutti spiati, controllati, eseguiti diventa un mantra.
Alla battuta "Forze di sicurezza di israele, siete nelle nostre mani, state calmi, non temete", tutti scappano urlando.
Continui i riferimenti a stupidità, violenza inutile e comica di agenti di sicurezza, un pò sulla falsariga dell'indimenticabile parrucchiere ex Mossad a New York You Don't Mess with the Zohan!
"Portami con te" dice l'agente
e l'altro: "ma tu hai figli!"
"si ma loro hanno meno esperienza di me"
shuki shuki shuki, ripete il mantra dei due dementi di agenti assurdi
who are you? My name is Moran, Guy Moran I am an agent of the Mossad. Here is my card: dice alla bionda vamp e lei: “ma è in bianco"
e lui "si perché sono un agente segreto"
Le comiche..
Un buon ritmo e un'ottima scrittura generano tensione e comicità sfrenate. Il film prodotto da United King, ha inoltre un ottimo cast e le interpretazioni, come quella dello sbrigativo e ironico Tsahi Halevi, già collaudato in Fauda e in Mossad 101, il cui stesso destino, come quello di tutti in israele, uomini e donne  è stato di essere nei servizi. Tra gli altri la sofisticata Efrat Dor, Tal Friedman, la sexy moglie Adi Himelbloy e Dvir Benedek.

Il film riesce a stupire anche coi titoli di coda che diventano ancora più esilaranti contenendo frasi dirette allo spettatore che, è proprio il caso di dirlo, viene coccolato dall'inizio alla fine.
Da vedere per un'ora e trenta di crampi allo stomaco. E mi raccomado fino alla fine.

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