Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Dal racconto di Gogol, con ambientazione spostata a Pavia sotto il fascismo: un misero impiegato comunale spende i risparmi di una vita per farsi confezionare un cappotto su misura, ma il minuscolo status symbol gli viene rubato in una notte di capodanno, all’uscita da un veglione durante il quale è stato ripetutamente umiliato dai colleghi. Situazioni fantozziane ante litteram, ma con retrogusto tragico. Rascel, con la sua aria stralunata, aderisce bene al personaggio, ma la sua comicità è macchinosa, prolissa, impiega troppe parole per strappare a malapena un sorriso; e il personaggio del sindaco risulta eccessivo, senza però riuscire a essere grottesco (come invece sono i superiori di Fantozzi). Decisamente meglio il versante drammatico, e soprattutto l’improvvisa svolta soprannaturale della fine e il suo messaggio conciliatorio: ci si sarebbe potuti aspettare una vendetta postuma, invece il mite protagonista resta fedele a sé stesso anche da morto.
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