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Convoy - Trincea d'asfalto

Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film

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La recensione su Convoy - Trincea d'asfalto

di giurista81
7 stelle

B-Movie d'autore che si è ritagliato, nel corso degli anni, la fama di cult, ascrivibile al sotto genere dei road movie. Amatissimo già alla sua uscita, uno dei suoi più appassionati sostenitori era l'immenso Gilles Villenueve (forse anche per la protesta dei protagonisti contro i limiti di velocità), ha saputo ispirare nel corso degli anni svariati film. Tra questi vi è senza ombra di dubbio la saga Mad Max, in particolare dal secondo capitolo in poi fino al recente Fury Road che ne ricalca lo schema narrativo. Tra coloro che hanno dedicato tributi alla pellicola non manca Quentin Tarantino, che gli ha regalato più di un omaggio. La sceneggiatura è un inno al genere pulp (nomi come "Anatra di Gomma", "Casino Ambulante" altrimenti non potrebbero esistere), infarcita di nomignoli, modi di dire e caratterizzazioni surreali proprie degli anni '70. Traspare infatti quell'ironia già respirata in film quali L'Ultima Casa a Sinistra, soprattutto nella definizione dei poliziotti che sembrano usciti dalla saga Hazzard da quanto sono imbranati. Il soggetto è semplice. Abbiamo un trio di camionisti, che si tengono in contatto con dei baracchini, costretti a difendersi da uno sceriffo corrotto e in vena di abusi di potere (dotato peraltro di rudimentali autovelox). La lite personale tra il trio e l'uomo di legge si trasforma in lotta interstatale. Si forma infatti un lungo convoglio di camion che scorazzano di stato in stato per sottrarsi dalla polizia che li insegue, mettendo in scena una protesta a cui viene attribuito un messaggio politico di cui ne è scevra. E' più lo spirito di colleganza a emergere, una spinta anarchica contro l'atteggiamento oppressivo e soffocante dei controllori a rilevare. Un governatore tuttavia cercherà di sfruttare il tutto per guadagnare voti politici, fingendosi "amico" dei camionisti e sciorinando monologhi artefatti e ipocriti (evidente sfiducia nella politica da parte del regista).

E' un Sam Peckinpah malato quello che dirige il film, sempre più schiavo dell'alcool, ma questo Convoy si difende alla grande sul versante dell'azione e dell'ironia. Merito di una regia attenta, con i consueti rallenty peckinpackiani, ma soprattutto di alcune interpretazioni esilaranti. Domina su tutti la maschera di Ernest Borgnine, nei panni di uno sceriffo dai modi e dagli atteggiamenti che non divergono affatto da quelli dei camionisti. Il suo è un ruolo sopra le righe, spesso grottesco che non può non restare scolpito a lungo nella mente degli spettatori. Spettacolare nella scena in cui sta seduto su un elicottero davanti a due pezzi grossi che cercano di entrare in contatto con i rivoltosi. Borgnine li osserva con l'espressione di chi sta pensando "questi non capiscono una mazza" e ne ha ben donde. "Quelli usano un linguaggio particolare tra di loro." L'altro lo guarda e gli passa le cuffie dicendogli di provare. Borgnine afferra la strumentazione e regala una delle scene più divertenti del film. "Interrompe uno-nove, qui è papa Orso che parla, sono in cielo. Qui Wallace ad anatra di merda, mi senti...? EHI DICO A TE SU QUELLA SPECIE DI CARROFUNEBRE... Fermati con quel pisciatoio viaggiante, è il più schifoso rottame di cesso che ho multato negli ultimi 20 anni!" così si esprime il capo sceriffo interpretato da Borgnine, mentre gli altri lo guardano sbigottiti. Esilarante poi nella sequenza in cui, dopo aver disintegrato tre auto nell'inseguimento, chiede l'inoltro di una quarta auto e poi, guardandosi attorno e imprecando in silenzio, di un paio di pantaloni per il collega che gli siede accanto (il perché, dopo un incidente con l'auto stretta tra due camion, ve lo potete immaginare...). Nel cast anche il cupo Burt Young, mentre protagonista è il muscolare e cantante country Kris Kristofferson con un look un po' alla Kurt Russell e un po' alla Luigi Montefiori, ma soprattutto con un passato da fidanzato di Janis Joplin.

Sequenza cult direi il lungo inseguimento fuori strada operato da un poker di auto della polizia immerse in un polverone di sabbia degna di una prova della Parigi-Dakar ("Ma perché si è fermato lì!?" protesta ogni volta Borgnine non capendo che le auto della polizia stanno andando, l'una dietro l'altra, fuori carreggiata). Scontri, voli, scazzottate, incidenti non mancano proprio, esaltati dalla prepotenza degli autoarticolati usati alla stregua di arieti. Finale con persino l'esercito in campo per fermare Anatra di Gomma e il suo Mack impazzito. Eccellente la ritmatissima colonna sonora in salsa country, di rilievo le scenografie desertiche e la fotografia caldissima. Divertente, ma pur sempre un B-Movie.

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