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Minari

Regia di Lee Isaac Chung vedi scheda film

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La recensione su Minari

di diomede917
8 stelle
E’ bello ritornare nelle sale con la Poesia. Perché è lei la vera protagonista di questo film candidato a 6 premi Oscar e Vincitore per la migliore attrice non protagonista e a questo riconosciamo il coraggio di farlo uscire nelle sale nella prima settimana utile nonostante l’annuncio della sua visione su Sky.
A dimostrazione che un film è un bene essenziale che deve essere usufruito da chiunque ma che ha nella sala il luogo sacro ideale per assaporarlo, viverlo ed interiorizzarlo.
Minari è un film piccolo, dichiaratamente auto biografico, che parla di famiglia di legami e soprattutto di radici. E la scelta di chiamare il film come una pianta coreana simile al prezzemolo è un qualcosa che va oltre il valore simbolico.
Minari è un film, che oltre a essere ambientato negli anni 80, sa molto di anni 80 nella messa in scena, nelle immagini, nei ritmi.
E’ la storia del Sogno Americano che si fonde nel Sogno Coreano contaminandosi a vicenda.
E’ la storia di Jacob e la sua famiglia che lascia la comoda California per andare a vivere in una casa mobile nell’Arkansas per diventare un agricoltore di prodotti coreani per coreani americani. Una scommessa su se stesso per non perdere i contatti con quello che è il suo passato e la sua memoria.
Realizzarsi in America in un posto che è lontanissimo dal concetto stesso di America che è in ognuno di noi.
Una scelta che si ripercuote nell’equilibrio familiare, le ripetute e intense litigate con la moglie Monica vengono viste e vissute a misura di bambino ossia i loro due figli Ann e David che inviano aereoplanini di carta con la scritta Don’t Fight (non litigate). Un messaggio silente tutto occhi di non rovinare quanto di bello è il loro amore.
La vera svolta sarà l’arrivo della Nonna dalla California, una nonna poco convenzionale che non fa biscotti, che dice tante parolacce e che mette le mutande da uomo.
Una donna che rappresenta la memoria, una memoria che la cultura americana tende a cancellare e che fa ricordare alla propria figlia e al genero quanto si amavano da giovani come due gatti in amore.
Una donna che porta con se il tanto amato Minari da coltivare in un posto all’apparenza ostile ma che si rivelerà altamente fertile.
La vera forza di questo film è che rappresenta questo conflitto sia culturale che generazionale con molta semplicità.
La regia e la sceneggiatura di Lee Isaac Chung è molto asciutta e minimale ma decisa e diretta come i paesaggi e le persone dell’Arkansas.
La Poesia di cui ho parlato in apertura è tutta giocata nel bellissimo rapporto tra il piccolo David (ragazzino gravemente malato per una malformazione cardiaca) e questa nonna fuori dagli schemi convenzionali ma con una umanità nascosta che ti sorprende per tutto il corso del film.
Una gara di bravura tra i due attori con Youn Yuh-jung premiata agli Oscar visibilmente emozionata nel conoscere Brad Pitt, qui anche produttore esecutivo dell’opera.
Minari è un film sull’amore che supera ogni cosa, l’amore che nel momento estremo emerge con tutta la sua forza in modo inaspettato.
Come la corsa di un bambino.
Voto 8
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