Regia di Miranda July vedi scheda film
I problemi si risolvono parlandone, affrontandoli direttamente, sicuramente non relegandoli in disparte facendo finta di niente. D’altro canto, è pur sempre vero che prima di tutto vanno riconosciuti e che, il più delle volte, non capiamo che qualcosa – anche di estremamente importante - non va come dovrebbe fino a quando non sopraggiunge dall’esterno un segnale inequivocabile, che accende una spia da allarme rosso.
Nei casi più eclatanti, a manifestazione avvenuta, si scatena un vero e proprio terremoto emotivo, così come avviene in Kajillionaire – La truffa è di famiglia (il sottotitolo italiano è pessimo e degradante), un film non conforme alle regole, in cui la protagonista apre gli occhi con un tale ritardo da non avere a portata di mano le contromisure per perseguire una transizione ordinaria.
Robert (Richard Jenkins – L’ospite inatteso) e Theresa (Debra Winger – Ufficiale e gentiluomo), insieme alla loro figlia Old Dolio (Evan Rachel Wood - Westworld), vivono da sempre ai margini della società, andando avanti esclusivamente mediante la realizzazione di truffe di piccolo cabotaggio.
Gli equilibri della famiglia vengono scardinati quando incontrano Melanie (Gina Rodriguez – Jane the virgin). Grazie a lei, Old capirà di dover cambiare la sua vita alla radice.
Premiato dal pubblico ad Alice nella città nel 2020, Kajillionaire rientra nella capiente categoria delle pellicole indipendenti con l’ambizione di non rimanere relegate in un cantuccio confortevole, con messaggi da trasmettere, tonalità ondivaghe e direttive espressive che non ricorrono alle mezze misure.
Parte seguendo le gesta di una famiglia disfunzionale all’ennesima potenza, che (soprav)vive alla giornata, disponendo leggere infiltrazione da caper movie e testimoniando un disturbante senso di precarietà sociale, per poi sabotarne il meccanismo addentrandosi in un disagio personale.
Quindi, alternando strappi a ingredienti ricorrenti (scosse di terremoto, la schiuma che invade una parete), fobie persistenti e sporadiche carinerie, Kajillionaire illustra il vuoto che ci circonda, quei rapporti monchi che danneggiano l’individuo e stili di vita che, a vario titolo, caratterizzano gli invisibili, trovando il suo baricentro in Old, nel suo percorso di formazione tranciato/parziale.
In tal senso, l’interpretazione afona e interrotta di Evan Rachel Wood è quanto mai provvidenziale e perfettamente inquadrata, così come, rimanendo nell’orbita del cast, Richard Jenkins e Debra Winger assicurano un contributo affidabile, continuativo e consistente.
Aggiungendo che alcuni additivi pastosi rendono l’impianto più disarmonico di quando già non sarebbe di suo, Kajillionaire fugge dalle rotte di comodo, a eccezione di un epilogo che invece strizza l’occhio alle pressanti istanze contemporanee concernenti l’identità sessuale, peraltro senza che ve ne sia una reale necessità. Un’aggiunta evitabile per un film fuori dai ranghi, istintivo e sguaiato, dalla composizione contrastata, che non sazia ma che rilascia più di un retrogusto, tra scaglie maliziose e scosse che spalancano voragini, interventi maldestri e invasioni squassanti.
Straniante ed eccedente.
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