Regia di Jeff Baena vedi scheda film
Stranissimo film. Tema intrigante, ma sviluppato in modo confuso. Buona la prova attoriale della protagonista
Sarah è una ragazza solitaria e schiva, che lavora come commessa in un negozio di artigianato artistico, accanto alla sua titolare, Joan sempre affettuosa e prodiga di consigli e parole gentili. Lei è appassionata in modo maniacale ad una serie tv, “Purgatory” che mischia elementi crime a magia nera, nutre una profonda passione per Willow, il suo vecchio cavallo, che ora ha un nuovo proprietario, che non gradisce le sue continue visite. Con grande disappunto della sua estroversa compagna di stanza Nikki, Sarah sta sempre sola e chiusa in casa, non festeggia nemmeno il suo compleanno. Veniamo a sapere che la madre si è tolta la vita a causa di un brutto esaurimento nervoso, ed è sepolta nel cimitero della città. Sarah frequenta un corso di Zumba, attività che svolge distrattamente. Nikki vorrebbe tanto aiutarla a trovare un compagno.E’ chiaro sin dall’inizio che è una ragazza problematica, ha problemi di sonnambulismo, che di tanto in tanto ce la fanno ritrovare bloccata con la faccia rivolta verso il muro nel pieno della notte, o risvegliare nei luoghi più disparati, insomma la sua condizione psichica è sicuramente instabile. Fa strani sogni in cui vede persone, che poi incontra nella vita reale e che per giunta si mette a tallonare, si fa mandare un idraulico per cambiare i tubi, solo perché crede di averlo già visto nelle sue peregrinazioni oniriche, si persuade di essere regolarmente vittima di rapimento e poi frutto della manipolazione di qualche entità aliena, un clone di sua nonna. Infine di esserne addirittura la reincarnazione, bloccata in un loop temporale, in cui ha momentaneamente perso la memoria. Entra in una spirale di grave psicosi. Quando inizia a frequentare il giovanotto che l’amica le ha presentato, Darren, la situazione non cambia, anche perché costui, non capendo subito, la deriva delirante, che la mente disturbata di Sarah ha imboccato, all’inizio sembra assecondare le sue strane teorie, poi intuendo sconcertato la follia che si sta impadronendo della mente di Sarah, prova a riportarla nella realtà, ma lei a questo punto reagisce e diventa aggressiva. Il suo mondo, si mescola con la fantasia divenendo indistinguibile, praticamente non si fa e non ci fa mancare niente: Sogni, sonnambulismo, allucinazioni. D’altronde le premesse ci sono: la malattia ereditaria, la madre suicida, la nonna schizofrenica. La frammentazione psicologica della protagonista la fa scivolare in un vortice psicotico, le farneticazioni sono sempre più folli e ormai Sarah è in pieno delirio. A un certo punto si sveglia accanto ad un’altra paziente psichiatrica, poi parla con un terapeuta, convinta di averlo già incontrato e noi spettatori pensiamo di essere finiti in balia di un penoso trip psichedelico. La storia nei primi minuti si segue volentieri e sembra prendere una direzione decisa, poi è come se sbandasse ed emerge dapprima sottotraccia per poi farsi sempre più manifesta una sensazione di disagio, come se il film fosse un puzzle, a cui mancano diversi pezzi. Per quanto brava Alison Brie,che riesce a immedesimarsi abilmente nel suo personaggio e a donargli quello spessore che invece manca alla scrittura. Connota la sua recitazione, attraverso una convincente fisicità e una mutazione delle espressioni del volto che scavano nella psiche disturbata di Sarah. Tuttavia questa performance non è sufficiente a reggere da sola una pellicola imperfetta a confusa, che parte bene da una base intrigante, ma non riesce a portare a compimento quello che vorrebbe esprimere. Tra loop temporali, rapimenti alieni, reincarnazioni presunte o tali e disturbi mentali il film si avvita su sé stesso. Il piano onirico si mescola a verità e immaginazione, confondendo lo spettatore. Il film come la sua protagonista si perde completamente. Horse Girl è un’occasione mancata per affrontare il tema”importante” della malattia mentale.
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