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Dream Horse

Regia di Euros Lyn vedi scheda film

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La recensione su Dream Horse

di giurista81
7 stelle

Da appassionato di corse a ostacoli non potevo mancare all'appuntamento col cinema all'uscita di questo film. Presente in sala a Pisa al primo spettacolo della prima uscita italiana, unitamente a due ulteriori spettatori, Dream Horse scorre via all'insegna dell'entusiasmo e del riscatto, nel nome di un intero quartiere che scaccia la noia e la disillusione per vivere un sogno che richiama alla mente l'atmosfera delle favole, tra gioia, trepidazione e costante presenza di quel pericolo che inscena gli ostacoli anche mortali rappresentati dalla sfida della vita. Se Rocky rappresentava la metafora del sogno americano, Dream Horse incarna il sogno gallese da perseguire tramite un cavallo. Allevato in modo tutt'altro che raccomandabile, in un orto e partendo completamente da zero,il puledrino riuscirà a radunare a sé una vera e propria folla di proprietari, assai inconsueti nel movimento dell'ippica, tutti uniti da un trait d'union: il fallimento sociale. Così abbiamo: una donna delle pulizie di cinquant'anni a capo del progetto che è stata messa incita a diciassette anni da un marito sdentato che guarda tutti i giorni la televisione; un contabile che ha una passione smodata per i cavalli ma ha rischiato di perdere la casa per i debiti contratti dal precedente e unico cavallo avuto; un ubriacone che sgola una birra dietro un'altra; una donna anziana che non ha altra passione che divorare cioccolatini; e via dicendo. L'arrivo di Dream Alliance, questo il nome del cavallo per sottolineare l'"associazione da sogno" che ne è la proprietaria, porta linfa nuova in un quartiere assopito e banale, proiettando uomini comuni nei salotti che contano a parlare fianco a fianco o a fare la pipì al bagno dell'ippodromo accanto a personaggi quali Rod Stewart.

Da un punto di vista tecnico è un buon film (largo uso di droni per esaltare la dinamicità delle corse, primissimi piani su gli zoccoli che toccano il suolo dopo i salti e evidente ricerca del dettaglio), pur se non originalissimo nei contenuti e leggermente rimodulato rispetto alla storia vera (forse c'è uno sviluppo un po' troppo frettoloso). Lo snodo del cavallo che guarisce da una zoppia giudicata inguaribile per poi trovare la vittoria in un main event come il Grand National Gallese era già stata alla base del film assai più drammatico Champions (1983) di John Irving (dove un cavallo destinato al macello recuperava dall'infortunio e si aggiudicava addirittura il Grand National Inglese). Ciò che il regista Euros Lyn, già ammirato dietro alla macchina da presa in epidodi di svariati serial (Sherlock, Daredevil, Doctor Who), riesce a trasmettere è l'entusiasmo di squadra (in Italia percepibile in ambito paliesco) e la necessità di trovare i giusti stimoli per dare un colpo di coda a parentesi di vita che sembrano essersi arenate nell'apatia. L'idea "folle" di allevare un cavallo da destinare al circuito National Hunt si rivelerà curativa per tutti i partecipanti che usciranno dalle loro modeste e insignificanti vite per entrare nella dimensione del sogno e da questa dare una nuova linfa alle loro scialbe esistenze.

Notevoli le interpretazioni, che sembrano celare una partecipazione particolarmente convinta e sentita al progetto. In particolare convincono l'australiana Toni Collette (di nome e di fatto per racimolare i fondi necessari ad avviare il progetto che cerca di mettere in piedi il personaggio da lei interpretato), attrice veterana, qua affiancata al più convenzionale Damian Lewis, lo Steve McQueen di Quentin Tarantino in C'era una Volta a Hollywood, e il vecchietto arzillo e simpaticone che si presenta in tribuna vip con le birre nel sacchetto di plastica (mitico!) e poi si denuda dopo la vittoria in sala ippica. Grande spazio poi a tutta una serie di attori meno noti di origine gallese tutti piuttosto intonati al clima di euforia generale. Plauso alla gestione del sonoro, ben calibrato e volto a spettacolarizzare le immagini (si veda la intro).

Dopo Seabiscuit Gran Premio è forse uno tra i migliori film incentrati sull'ippica anche se cerca di trasmettere un significato più profondo del semplice narrare una storia sportiva. Per cultori. 

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