Regia di Mirko Zaru vedi scheda film
Un film con un budget ridicolo ma una qualità di notevole pregio a partire dalla fotografia. Originale, privo di schemi e ricco di simbologie. Un film da vedere e ricordare, un regista che promette potenziali futuri capolavori.
regia di Mirko Zaru
Anno | : | 7 Luglio, 2022 |
Produzione | : | Monti Prama Films (IT) |
Budget | : | 58000 |
Genere | : | Thriller, Horror |
Durata | : | 96 min. / |
Distribuzione | : | Indipendente |
Nel lontano passato degli anni '50 del secolo scorso in un paese del centro Sardegna, Maria Corrias, interpretata da Manuela Serra, attrice alle prime armi ma con un viso iconico per il suo personaggio, accudisce il fratello paralitico, Filippo Corrias, su una sedia a rotelle, interpretato da un talentuoso Giuseppe Garippa. Il doppiaggio dell'attore è affidata ad una voce molto conosciuta nell'ambito dei grandi nomi del doppiaggio italiano: quella dell'amico Christian Iansante con il quale ho avuto modo di collaborare in più riprese. Zaru introduce i personaggi principali del suo film in un momento drammatico della loro vita: la morte della madre, avvenuta in circostanze poco chiare. Bisogna dire che questa parte della sceneggiatura è carente, ma accettabile nel complesso se si prende in considerazione il budget. Ma al budget non corrisponde di sicuro la ricerca della fotografia con una cura quasi maniacale, quasi come se Zhao Fei e Lun Yang avessero regalato la maestria di Lanterne rosse al Zaru che in questo film ne è anche il direttore. Le immagini accompagnate da luci dal sapore caravaggesco, linee di costruzione incredibili e una colormetria riuscitissima, inseriscono questo progetto nella lista dei film da tenere a mente per lo studio delle sottosimbologie, chiaramente ispirate all'esoterismo e alle grandi costruzioni in golden ratio ( citata in più riprese durante la presentazione del film dal Zaru ) dei grandi artisti del passato.
La storia, con un cambio di punto di vista diviso in capitoli, sposta l'attenzione su un piano parallelo: due giornalisti inglesi alle prese con la scrittura di un articolo su inspiegabili morti avvenute in Sardegna. Jonathan Marshall, giornalista londinese del The Times è interpretato da Luca Solinas, ma l' attore non brilla per qualità recitative se si prende in considerazione il risultato nonostante l'importanza del ruolo rivestito. La sua interpretazione desnatura il personaggio, demolendo il clichè del lord inglese e restituendo quasi americano negli atteggiamenti sciatti. Simon Gallanger, fotografo e amico di Marshall, è interpretato dall'attore Christian Loddo, il più capace dei due nell'interpretare un Lord inglese. Vien di notte è caratterizzato da tante informazioni suggerite e poco sviluppate chiaramente dovute ad un budget ridicolo per un film di questa portata: Zaru è stato troppo ambizioso nel voler raccontare una storia di tale complessità senza aver a disposizione i mezzi per farlo, anchè perchè la storia si complica, vestendosi di altre sinistre figure che avrebbero bisogno di tempi da Serie televisiva per essere caratterizzati nel giusto modo. Devo però ammettere che se mi guardo alle spalle, nel mio percorso lavorativo, non è la prima volta che riscontro problemi analoghi anche in film con risorse altissime e attori da cachet esorbitanti, quindi, ritengo di poter perdonare questi problemi in una produzione modesta come questa.
L'incontro di Maria, e la sua triste realtà, con i due giornalisti, porterà ad una serie di avvenimenti dal gusto del thriller psicologico e del sopranaturale horror.
Non aggiungo altre informazioni sulla trama, non sempre troppo chiara, per non togliere la sorpresa allo spettatore.
Altro elemento che mi ha stupito è la scelta delle musiche orchestrali, originali anch'esse, delle quali ho appreso durante la serata di presentazione, la composizione da parte del Maestro Antonello Manca in accordatura aurea in LA naturale a 432hz ( lo Zaru in questa visione dice di aver dato continuità a suono e immagine ) e la collaborazione con l'orchestra Geminiani di Londra!!!
Tutto questo in un progetto low budget? Mai visto.
Sono in vacanza nella costa Ovest della Sardegna con mia moglie e ho avuto modo di prendere visione di due film di Mirko Zaru, Vien di notte ( opera prima ) al centro di questa recensione per l'appunto e Metamorfosi dell'essere ( Opera seconda ) uscito quest'anno nelle sale di cui mi occuperò prossimamente. Le proiezioni all'aperto a cui ho partecipato intitolate "Visiones" nel comune di Terralba, molto semplice e dai pochi fronzoli, mi hanno permesso di scoprire questo umile regista e produttore indipendente che con la sua piccola casa di produzione Monti Prama Films, la sua passione, la luce negli occhi di chi segue un sogno senza mai fermarsi, ha realizzato due notevoli risultati: entrambi i film hanno un colpo di scena finale di grande impatto.
Ottimo è stato il riscontro di pubblico che ha partecipato ad una discussione sulle decisioni, sui dubbi, sugli aneddoti e i principi ideologici alla base delle sue produzioni. Con grande dispiacere ho appreso l'assenza di una distribuzione in larga scala.
Sono rimasto affascinato dalla semplicità della persona che indubbiamente ha una conoscenza tecnica e una cultura molto ampia.
Quando gli ho stretto la mano per fargli i complimenti, ho ricevuto un ringraziamento sincero, quasi commosso.
Ho avuto il suo biglietto da visita senza presentarmi formalmente con il ruolo che rivesto, e spero di riuscire ad inserirlo parlando di lui in sede per la realizzazione di qualche nostro prodotto, perchè mai come oggi, c'è bisogno di professionisti con quella luce nello sguardo.
Vien di notte è un film che tutti i lavoratori del mondo del cinema dovrebbero vedere, siamo noi i veri intenditori di questo settore e solo noi abbiamo il metro di giudizio di prodotti come questo.
Mi permetto di affermare che si tratta di un prodotto forse incompreso. Lavoro per Rai Cinema dal Marzo del 1998 e già lavoravo nel mondo del cinema in precedenza e, in tutta coscienza, non ho mai visto un prodotto con tante qualità realizzato con un budget così esiguo. Dal 1998 ad oggi ho avuto per le mani ogni metraggio di nostra produzione e la fotografia di questo film indipendente ha senza ombra di dubbio una marcia in più. Vien di notte è un film difficile per lo spettatore italiano, viziato da costrutti imposti dai grandi registi del passato che hanno reso celebre il cinema Made in Italy in tutto il mondo. Lo spettatore italiano è poco avvezzo alla sperimentazione. Indubbiamente, a ragion veduta, qui si parla di altro cinema. Un cinema genuino privo di influenze territoriali o vincoli dettati dal denaro. Con qualchè evidente citazione ai grandi maestri del cinema certo, ma senza mai scadere nella copia.
Non dico che non ci sia niente di sbagliato, a partire dall'esagerazione della effettistica audio fino a troppi anacronismi, ma ripeto, giustificabili. Questo è un prodotto che mi ha sorpreso in un momento di piattume intellettuale che scoraggia ad ogni prodotto che ci viene proposto, si evince la passione e la dedizione che da anni ormai è stata sostituita dal compromesso economico: se ne vedessero di più cineasti con questa passione.
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