Regia di Mirko Zaru vedi scheda film
“Vien di notte” è un brutto sogno, un incubo che poteva essere ben accetto nei gloriosi anni ’70 del cinema di genere italiano: doppiaggio totale, nomi e cognomi inglesi, effettacci, incongruenze e inverosimiglianze. Nel 2022 è un’operazione stravagante, un dilettantismo imperdonabile.
In Sardegna nel 1953 avvenivano morti misteriose, improvvise, inspiegabili. Jonathan Marshall, un giornalista inglese del “The Times” (sic!) e il suo fotografo di fiducia, sir Simon Gallagher, giungono nell’isola per indagare sullo strano fenomeno. Il caso di Filippo Corrias, divenuto infermo durante una notte tempestosa senza pioggia e ora accudito dalla sorella Maria, donna devota e nubile, diventa oggetto dell’indagine, del sospetto, della maldicenza, dell’indifferenza, del terrore.
Da questo assunto il filmaker Mirko Zaru ha realizzato un pastiche dozzinale e discutibile. Dietro queste morti (una serie di fotografie in b/n di defunti gira spesso tra le mani di Marshall) si cela una verità che non si può rivelare. Vari personaggi sinistri si aggirano intorno alla vicenda: un prete spiritato, un medico barbiere Proraso, un messo Vaticano con tic facciale e borsalino, due prostitute dalle carni generose, tutti ostacoli nel cammino di rivelazione al duo Sherlock Holmes e Watson de noantri.
Tra citazioni dai migliori horror di Pupi Avati, “Eyes wide shut” del rivoltato Kubrick, i palindromi di David Lynch, i Ringu nipponici, Saw e Zombie movies, il factotum Zaru fa abuso di effetti sonori (quale elemento principale di suspense e/o di horror) sovrastando voci doppiate, recitazione da soap-opera argentina degli anni ottanta e dialoghi banali. Se le musiche originali sono interessanti, lasciano perplessi le mescolanze di cori e urla assortite. Al termine della visione e della sopravvivenza il grande progetto evocato dall’attore Filippo Murgia è un bluff che lascia storditi e attoniti.
Il thriller paranormale “Vien di notte” potrebbe svelare un behind the eyes (titolo dell’ultimo capitolo) dell’autore, quale erede inconsapevole di Mario Salieri e Aristide Massaccesi. Forse sono davvero loro che verranno di notte a bussare nel suo subconscio, ma troveranno occupato.
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