In un prossimo futuro, una misteriosa organizzazione sfrutta la capacità di alcuni esseri umani di infiltrarsi nella mente di altri, condizionandone l'agire.
In tal modo, le vittime di questi condizionatori di menti, si ritrovano nel ruolo di assassini su commissione, ovvero kamikaze totalmente asserviti al ruolo che li si forza a compiere.
Una di queste menti controllanti si chiama Tasya Vos (la interpreta una ispirata Andrea Riseborough), che si prepara meticolosamente ad entrare nel ruolo della vittima che andrà a condizionare, al punto da perdere confidenza con la sua stessa personalità, tanto da apparire strana a ciò che resta della sua famiglia.
Tasya si rende conto che il suo controllo psicologico si sta disgregando, e, in occasione di una seconda missione, in cui entra nella mente di un giovane uomo, Colin (Christopher Abbott) fidanzato della figlia di un importante CEO che l'organizzazione deve uccidere.
Ma qualcosa va storto al punto che Vasya non riesce più a rientrare completamente con la mente nel proprio corpo, trovandosi essa a vagare tra il suo corpo originale e quello invaso, e tenendo conto che Colin, da vittima, si trasforma in persecutore, agendo con malizia e scaltrezza a quell'attacco che lo ha reso partecipe di azioni sciagurate e violente.
In un finale teso e concitato, la resa dei conti sarà fatale ad uno dei due contendenti, ma permetterà all'atro di divenire un soldato vero, finalmente libero dai condizionamenti che lo rendevano vulnerabile e non adatto al ruolo di arma perfetta.
C'era grande attesa per la seconda opera da regista di Brandon Cronenberg, figlio di cotanto David, e dopo oltre otto anni dall'esordio notevole costituito da quell'Antiviral (2012) che ha entusiasmato molti.
Certo l'eredità paterna è in questo caso più un ostacolo ed una occasione di impari confronto, acuita dalla circostanza che pure Brandon si accanisce su tematiche legate saldamente al body horror o comunque alla trasformazione delle carni e della psiche.
Possessor, che vede coinvolta nel cast anche la grande attrice Jennifer Jason Leigh indimenticata, tra gli altri, in eXistenz di papà David, è un film che riesce a farsi seguire nonostante la complessità della materia e la complicazione di sondare in menti condizionate da più personalità.
Certo lo script non può inevitabilmente risultare lineare, e rispetto ad Antiviral il film perde parte del suo fascino nel seguire una trama un o' macchinosa che sfocia spesso nella caotica confusione dei ruoli.
Ma il risultato finale non delude, soprattutto qualora si finisca di fare confronti con la insuperata cinematografia del padre del regista, di cui l'erede ha già ampiamente dimostrato di possedere geni comuni, e pure affinità di gusto e pensiero, ma che non per questo merita di essere condannato ad un perenne parallelismo, ove il giovane Cronenberg non può che risultarne incolpevolmente ma inevitabilmente succube.
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