Regia di Maurizio Panseri, Alberto Valtellina vedi scheda film
Vista l'Anteprima di venerdì 6 dicembre. Mi è parso un film molto godibile e solido. Una specie di roadmovie senza strade.
Le traversiadi, sottotitolo "cinque viaggi (più uno) con gli sci al limite delle Orobie": è un film molto godibile e solido, gentile nella durata insolitamente breve, di 77 minuti, che non potrebbero però mai diventare 76. Le traversiadi è una specie di roadmovie senza strade: un roadmovie nelle tappe forzate fra le montagne (anche 15 ore al giorno), un roadmovie nel continuo rilancio di incontri e contributi. Seguiamo Maurizio Panseri e Marco Cardullo, i protagonisti della quinta traversata del crinale orobico, questa volta "traversata integrale", da Varenna, sul lago di Lecco, fino a Carona di Valtellina. Accompagnano il viaggio, in una sorta di curioso montaggio parallelo, alcune immagini della traversata percorsa nel 1980, un Super 8 super datato: quanta differenza nello stile, nei materiali, nello stesso muoversi fra le montagne. Un elemento di interesse nel film è proprio la ricerca, da parte degli autori, delle similitudini e delle differenze fra l'approccio alla montagna del 1971 e quello del 2019. Il 1971 vede percorrere l'itinerario da Angelo Gherardi, animatore dell'alpinismo in Valle Brembana, con Franco Maestrini, a sua volta riferimento per le scuole di alpinismo della Valle Seriana, e il ventenne Giuliano Dellavite, fedele seguace di Maestrini. Gherardi torna nel 1974 con il francese Jean-Paul Zuanon, accademico, ottimo alpinista, poi direttore della rivista "La montagne", Maestrini coinvolge nel 1980 otto giovani alpinisti e una giovanissima alpinista per la ripetizione (filmata). Nel 2011 e 2013 un altro francese, François Renard segue la linea della dorsale orobica (da Est a Ovest!) e inserisce la relazione in un libro, con altre traversate: in Cile, Nuova Zelanda, Norvegia. Gherardi e Maestrini sono scomparsi, il primo nel 1974, pochi mesi dopo la ripetizione della traversata, il secondo nel 2017. Nei 77 minuti del film i registi raccontano il viaggio di Panseri e Cardullo con immagini, girate dagli stessi alpinisti, che ci mostrano la bellezza e la fatica (la traversata è lunga 180 chilometri, con 15.000 metri di dislivello, in sette tappe) incontrano poi i protagonisti: Alessandro "Geko" Gherardi, alpinista figlio di Angelo, figura vivacissima, la madre di "Geko", il falegname Avogadro, che aveva costruito i primi sci a Angelo nel dopoguerra ("Chi ché gh'éra i sci alùra, apéna finìt la guèra!" – "Chi aveva gli sci allora, appena terminata la guerra!" afferma), Bruno Quarenghi, che seguì Gherardi per otto anni, abbandonando l'alpinismo dopo la morte dell'amico, Quarenghi ha nella cantina della grande casa a S. Pellegrino Terme, sci, scarponi, pelli di foca, un vero museo della montagna! Vediamo François Renard e Jean-Paul Zuanon a Chambery e a Grenoble, la moglie di Maestrini, sempre in rissa con il marito, gli alpinisti dell'impresa del 1980, e i "più uno", gli alpinisti lecchesi che si sono avventurati sull'itinerario poco dopo Panseri e Cardullo, nel 2018.
Il film si sviluppa con una bella fotografia essenziale e attenta, nell'uso del formato 2,39:1, a valorizzare tanto gli spazi ampi del crinale orobico, quanto gli interni, negli incontri con i protagonisti delle traversate. Il montaggio è teso e sintetico, con stacchi precisi e un ritmo interno calcolatissimo: si spiega perché il film dura 77 minuti, incontrando in modo perfetto le linee della bellissima musica spiritata, onirica e a tratti incalzante della chitarra di Alessandro Adelio Rossi, che con insinuanti inserti elettronici si presta ad accompagnare le immagini del bellissimo viaggio, nello spazio e nel tempo.
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