Regia di Guy Davies vedi scheda film
IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA
E' tempo degli esami presso un piccolo centro cittadino in pieno centro della campagna inglese.
Kai è un aspirante scrittore, molto attento ad annotarsi termini e parole che lo incuriosiscono, quasi a farle sue entro un bagaglio culturale che non ammette limiti né trabocchi di conoscenza.
Pur essendo di piacevole aspetto, Kai è timido e finisce per trovarsi più suo agio cn la sua compagnia di nerds, piuttosto che con i vincenti belli e tosti perennemente contesi dalle belle ragazze del college che li ospita.
Finito tra le grinfie maliziose del capo branco della sua classe, ufficialmente fidanzato con la ragazza che pure a lui piace sopra ogni altra, tra l'altro contraccambiato con sguardi ed atteggiamenti inequivocabili proprio da costei, Kai vivrà un'esperienza unica tra tensione e frustrazione che gli consentirà di maturare, propria scapito dell'esistenza di quello che, nemmeno troppo per sua scelta, finirà per divenire il suo naturale ed inevitabile antagonista.
Volti accattivanti, se non da rivista di moda, colline bucoliche e paesaggi mozzafiato; una certa manierata e spasmodica attenzione all'apprendimento etimologico dei termini che rimangono impressi nella mente del nostro protagonista: tra questi quel "philophobia" che sta al centro di tutta la vicenda, indicando la paura, la reticenza, il timore di tutte le conseguenze che comporta l'atto di innamorarsi.
L'opera prima di Guy Davies ammicca molto e punta sul glamour che è parte integrante di buona parte del cast, a partire dal protagonista Harry lloyd (giovane attore già visto in La teoria del tutto, The wife e Big significant things) e sul suo inevitabile muscolare antagonista, mentre lascia alla presenza femminile un ruolo di contorno del tutto risibile e di pura vetrina, a scapito di una storia che impiega davvero troppo del suo tempo per cercare di ingranare, senza mai riuscire a destare attimi di vera, genuina partecipazione o almeno di compatibile coinvolgimento.
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