Regia di John Krasinski vedi scheda film
Lo spirito delle narrazioni spielbergiane e familiste aleggia in tutto A Quiet Place 2, che torna dai luoghi del primo film per affiancare loro l'on the road e il racconto di formazione. Nonostante i virtuosismi del primo flashback - con un uso del dolly che sapientemente ritorna in alcuni altri punti del film e nel finale - a Krasinski sembra mancare la capacità elementare di gestire i tempi, o di darli meno per scontati. In una sequenza dovremmo avvertire in contemporanea angoscia per un bambino che sta per smettere di respirare, per Cillian Murphy che tenta di fregare una banda di manigoldi violenti su un molo e per Emily Blunt che si fa una passeggiata in farmacia: non è illegale costruire un montaggio di situazioni parallele che non abbiano la stessa unità di tempo, ma nemmeno è possibile far passare come naturale un avvicendamento così frettoloso di eventi. 89 minuti sono troppo pochi per quello che Krasinski voleva fare, sebbene sembrino quelli più adatti per un sequel che deve mostrare i denti per tenere ancora alta l'attenzione. E Krasinski ci prova pure: i mostri adesso sono molto più visibili, e la mitologia espansa del suo mondo post-apocalittico emerge solo a tratti evitando eccessive narrazioni parallele. Ma non è un regista adatto ad una prova sulla carta così essenziale, perché l'irrinunciabile "trama" è solo l'accumulo di pretesti per situazioni che sono comunque remake continui ed estenuanti di un paio di scene dal campionario più noto di Steven Spielberg. Comunque alcune intuizioni sul finale, che abbraccia una possibilità di rinascita in una riunione "extra-scenica" della famiglia separata dagli eventi, lasciano in bocca meno amaro di quanto se ne era prima accumulato.
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