Regia di Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa vedi scheda film
Leggera, ma divertente, questa commedia rappresenta il secondo lavoro di Festa Campanile come regista, ancora in tandem con Massimo Franciosa come nel precedente Un tentativo sentimentale. E già rende l'idea dei temi che incuriosiscono maggiormente Campanile: una velata morbosità - siamo d'altronde nel 1964 e non ci si può permettere molto - attraversa tutto il film, storia di eunuchi e mariti impotenti, in cui l'unico gallo del pollaio è Meo, il protagonista, costretto a fingersi inoffensiva 'gallina' come tutti i personaggi attorno a lui per poter sopravvivere. Bravo Paolo Ferrari, coadiuvato da una spalla eccezionale come Vittorio Caprioli; la storia è farina del sacco dei due registi e di Luigi Magni, dal quale quasi sicuramente deriva l'ambientazione storico-geografica (la Roma di fine '700).Tutt'altro che un brutto film, Le voci bianche non lascia però praticamente alcun segno, risultando in un certo senso inconcludente, ma comunque gradevole. 5,5/10.
Un 'musico' (cantante d'opera castrato con voce femminile) ha in realtà 'salvato' i suoi genitali comprando la complicità di un chirurgo: grazie al suo prodigioso farsetto nessuno sospetta di lui. Neppure le donne, anche se presto la voce si sparge e per lui saranno guai.
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