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Schramm: Into the Mind of a Serial Killer

Regia di Jörg Buttgereit vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Schramm: Into the Mind of a Serial Killer

di undying
8 stelle

Luogo: nella mente di un serial killer; quando: in punto di morte. Alla quarta regia Buttgereit sceglie un tema (iper)realistico mettendo lo spettatore nei panni di Lothar Schramm: un assassino che colpisce senza logica, autolesionista, tristemente solo nella vita, ma soprattutto nella morte.

 

locandina

Schramm: Into the Mind of a Serial Killer (1994): locandina

 

La cronaca lo ha definito "l'assassino del rossetto", per la sua tendenza a imbrattare le labbra delle vittime dopo averle uccise. Vittime truccate malamente in viso per le foto che scatta, dopo avere messo in posa i cadaveri. Lothar Schramm (Florian Koerner von Gustorf), di professione taxista ma più impegnato come assassino seriale, negli ultimi istanti della sua miserabile vita, mentre è imbrattato del suo stesso sangue, rivive lucidamente le fasi più significative della sua esistenza, cominciando a ricordare come ha eliminato due testimoni di Geova, imprudenti predicatori che hanno  inavvertitamente bussato alla sua porta. Qualche labile memoria infantile, in compagnia della madre, cede presto spazio alle visioni mostruose che hanno stravolto la sua psiche: incubi e atti autolesionisti, nonché squallidi rapporti con una bambola gonfiabile, mentre ascolta Marianne (Monika M.), una prostituta vicina d'appartamento, intrattenersi con i clienti.  Senza senso cronologico, mentre il suo respiro si va facendo sempre più ansimante, alla memoria di Schramm compaiono le immagini della parete di casa sporca di sangue, causa della immediata decisione di imbiancarla, utilizzando una scala. La morte l'attende a pochi metri dal suolo. Un destino dai risvolti grotteschi, per un assassino.

 

"Today I am dirty, but tomorrow I'll be just dirt." (Carl Panzram, citazione sui titoli di testa)

 

scena

Schramm: Into the Mind of a Serial Killer (1994): scena

 

Immagini incomprensibili aprono uno dei più strani film sui serial killers mai girati, mentre un respiro affannoso si fa sempre più insistito. Mano a mano che il vortice di immagini psichedeliche inizia a prendere forma, mostrandoci un gruppo di atleti ansimanti in corsa, capiamo che si tratta dei ricordi sfumati di qualcuno che è anch'esso ansimante, per quanto in fin di vita. Jörg Buttgereit, dopo Nekromantik (1 e 2) e lo sconsolante Der Todesking, assesta un altro pugno allo stomaco dello spettatore. Stavolta costretto a mettersi nei panni (e calarsi nella mente) di un sanguinario assassino. L'uomo agonizzante è Lothar Schramm, e solo al termine del film (circolarmente chiuso sull'inizio) capiremo perchè versa in quelle condizioni. Come accade nella fase del sonno, spesso i sogni sono guidati da stimolazioni esterne e da altre fisiche: se si assume una posizione che procura male ad un braccio, il sogno sarà orientato a vederci coinvolti con quella parte del corpo in sofferenza; così come una sollecitazione acustica, può dirottare l'andamento onirico. Schramm non sta dormendo, ma è in una fase di "trapasso" e le sue condizioni psichiche sono assimilabili a quelle del sonno. Alla fine del film, quando Marianne si presenta a casa di Schramm per farsi dare un passaggio in auto, bussa insistentemente alla porta. Magia del cinema: quel momento sta anacronisticamente in anticipo, sull'asse temporale. È all'inizio e sancisce l'avvio del lungo atto mnemonico, vissuto in mors mortis dall'agonizzante assassino. A bussare alla porta (solo) nella memoria di Schramm, non è dunque Marianne, ma due testimoni di Geova.

 

Florian Koerner von Gustorf

Schramm: Into the Mind of a Serial Killer (1994): Florian Koerner von Gustorf

 

Buttgereit gira un low budget che riesce, ancora una volta nonostante il ripugnante argomento, ad inchiodare l'attenzione allo schermo. La tecnica di ripresa associata alla delirante interpretazione di von Gustorf, alternata al pertinente uso del flash back e ad un montaggio serrato, fa di Schramm l'ennesimo esempio di horror sopra alla media. Un horror infarcito di scene disgustose e al limite del vedibile, con punte d'eccesso visivamente potenti, tipo la denucleazione del bulbo oculare o il pene massacrato da chiodi.

 

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Ancora una volta Buttgereit ci costringe a sporcarci l'anima, mettendoci in soggettiva dalla parte del male puro e fine a se stesso, all'interno di squallidi ambienti e obbligandoci a ricordare (e quindi a vivere) un'esistenza solitaria, miserabile, sporca e disgustosa (l'utilizzo ciclico della bambola gonfiabile, malamente ripulita dopo l'uso). In mezzo a tanta sofferenza, cominciando proprio da quella dell'assassino, l'ironia non dovrebbe di certo starci. Ma talvolta il sarcasmo, associato al pessimismo più puro, amplifica l'effetto di decadenza e di orrore che ci circonda. E se è giusto che una così inutile e pericolosa esistenza debba necessariamente trovare la fine, il modo in cui Schramm rende l'anima a Satana conferisce al tutto uno sferzante e mordace colpo di coda. Nonostante siano stati girati migliaia di film attorno alla figura di un serial killer, Schramm rimane un'opera unica, ineguagliabile, originale e -a distanza di oltre 25 anni- sempre efficace nella sua visionaria e caustica forma (distorta) di incubo ad occhi aperti. E questa ultima deduzione è certificata non solo dai molti estimatori del film, ma resa concreta da Robert Morgan, un fan inglese che nel 2018, con il beneplacito dello stesso Buttgereit, realizza un corto a mo' di sequel dal titolo Tomorrow I will be dirt, rifacendosi alla citazione di Panzram e costituente l'avvio di quell'opprimente viaggio cinematografico che ha per titolo Schramm.

 

Florian Koerner von Gustorf, Monika M.

Schramm: Into the Mind of a Serial Killer (1994): Florian Koerner von Gustorf, Monika M.

 

"Quando arriverai alla fine di quello che devi soffrire, sarai all’inizio di quello che devi conoscere." (Fabrizio Caramagna)

 

F.P. 02/12/2019 - Versione visionata in lingua tedesca (durata: 65'32")

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