Regia di Jean Rollin vedi scheda film
Opera d'addio per Jean Rollin. Un film teatrale, di difficoltosa interpretazione per quanto volutamente ambiguo. Un dramma che prosegue sul piano dell'allusione (e dell'illusione) riprendendo in parte un clima cimiteriale già enigmaticamente trattato nel precedente La nuit des horloges.
Atto I°
A causa di un sortilegio praticato da Euriale (Sabine Lenoël), Medusa (Simone Rollin) ha perso la memoria. Frequenta come un automa i posti conosciuti, fino a raggiungere il teatro del Grand Guignol dove incontra entrambe le sorelle (oltre a Euriale è presente Steno) che si nutrono di teschi frantumandoli. Medusa riesce a pietrificare con lo sguardo Euriale ma viene decapitata dal custode del teatro. La testa della gorgone viene sepolta dal regista in un terreno.
Atto II°
Steno (Marlène Delcambre) è costretta a vivere nei sotterranei del cimitero parigino di Peré-Lachaise, dove conserva la testa di Medusa (recuperata dal terreno della sepoltura) e il corpo pietrificato di Euriale. Incontra Cornelius (Delphine Montoban), una ragazza con la quale stringe amicizia.
"Il tempo è solo un concetto umano. Non esiste." (Medusa)
L'ultima regia di Jean Rollin è al servizio di un'opera teatrale, ambigua e complessa, che in parte si ricollega al precedente La nuit des horloges, sia per ambientazione (Peré-Lachaise), sia per un testo malinconico che sembra voler raccontare qualcosa d'altro. Rollin conferisce alla moglie (Simone) il ruolo principale e si avvale nuovamente delle delicate sonorità di Philippe D'Aram. Sono ancora presenti le scenografie romantiche tipiche del cineasta, così come non manca la coppia di ragazze "diverse", legate morbosamente tra loro (Steno e Cornelius, in una delle poche concessioni al nudo). Ma l'orrore che interessa al regista qui è di tutt'altro genere e la maschera di Medusa (compare anche il celebre dipinto di Caravaggio, della testa decapitata) cela in realtà un senso di profonda decadenza, di pessimismo invincibile, rivelato con garbo agli animi sensibili dai dialoghi costruiti con malcelata tristezza. Dialoghi che sono associabili al crepuscolo della vita, quando la mente ormai stanca e provata dell'essere umano in avanzata età (ma non sempre purtroppo) tende a dimenticare il passato.
"Luoghi e tempi sono confusi nella mia mente (...) Abitanti della notte, creature dell'oscurità. Posso quasi vederle, ascoltarle. Ma il ricordo dei loro volti è già svanito. Non ricordo il loro aspetto. Mi assomigliano? Incantano anche loro?", domanda Medusa al custode del teatro, riferendosi alle due sorelle. E prosegue: "Posso vivere senza ricordi, anche se non riesco a ricordare cosa faccio. La mia memoria potrebbe essere morta, ma sono viva, e ho ancora coscienza. Anche se dimenticherò chi sono, posso ancora sentire una sensazione che non può essermi tolta: la consapevolezza di essere vivi. Della quale non posso essere derubata. Non saprò chi ero, cosa sono o cosa stavo pensando... il momento prima. Ma lo sarò. L'auto-consapevolezza è più forte della memoria o del ricordo. E questa autocoscienza sono io."
Benché film di tutt'altro genere, Le masque de la Méduse presenta dunque affinità con il tema "nascosto" di Ragazza in amore. Sembra che Rollin voglia descrivere, allusivamente, i terrificanti effetti dell'Alzheimer. E che questo sia il lavoro conclusivo del regista, avvalora l'ipotesi di una premonizione di Rollin (scompare l'anno seguente), celata in scenografie cimiteriali e parole che nascondono un significato profondo.
Citazioni
- "Senza la tua memoria, i tuoi pensieri sono incoerenti. I frammenti rimanenti ti impediscono di perdere la testa, ma presto svaniranno. Presto ti trasformerai in una semplice ombra. La tua unica realtà sarà il presente, che dimenticherai col passare del tempo. Tempo... è perpetuo. Senza lasciare tracce, le tue azioni scompariranno non appena compiute." (Euriale, prima di lanciare l'incantesimo su Medusa)
- "I miei ricordi si mescolano, ma non importa. Perché si dovrebbero avere ricordi alla fine della propria vita? Per cosa? Non esistono ricordi reali. Nella mia testa c'è un tale miscuglio. Come una soffitta deserta, dove nessuno va più. Ricordi... ne ho davvero bisogno? Memoria, ricordi. Solo cose vecchie e inutili, che trasciniamo con noi." (Medusa)
- "Cosa sono diventati tutti? Da un film all'altro, hanno camminato per questo cimitero. Le tombe più antiche, con i nomi cancellati. Tombe vicino alle lapidi che non sono più visitate. Alcuni personaggi stanno ancora vagando qui. Queste ombre inquietanti sono state viste a volte, declamare un discorso senza fine. Come in alcune scene di La nuit des horloges." (Steno)
"Noi siamo la nostra memoria,
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