Regia di Ryon Lee vedi scheda film
Horror cantonese (coproduzione tra Hong Kong e Malesia) nello standard della media orientale, con un finale che sovverte pienamente il registro di genere sconfinando nel giallo psicologico.
Sam è una ragazza introversa e priva di compagnia. Vive in precarie condizioni economiche, con una madre -che ha perso un figlio in stato di gravidanza- costretta a rubare la medicine sul posto di lavoro, un padre alcolizzato e giocatore d'azzardo. Lavora in una fabbrica tessile, nella quale è fatta bersaglio di atti di bullismo. La zia Mum, abbandona in fretta la vicina stanza in cui vive, convinta di stare in un edificio stregato. Sam inizia a considerare Dao Dao, la sua bambola d'infanzia, come un'amica reale, arrivando a confidarle gli atti di bullismo che è costretta a subire. Dopo tanto tempo, la giovane incontra York, un vecchio compagno di scuola, che si dimostra premuroso, e arriva ad abitare da lei garantendogli protezione. Quando gli autori dei maltrattamenti cominciano a morire, e il responsabile arriva a colpire persino il datore di lavoro (che probabilmente ha abusato di lei drogandola), la giovane ha il sospetto che ad attuare gli omicidi sia proprio la bambola, forse posseduta dallo spirito del fratello mai nato.
"Anche se la vita è piena di turbolenze,
anche se la vita è spaventosa e insignificante,
non piangere mai.
E non mollare mai." (Red Sun, canzone cantata dalla bambola)
Ryon Lee è uno dei più apprezzati sceneggiatori malesiani, gratificato da enormi successi di pubblico con titoli di tutt'altro genere: Great day, Nasi Lemak 2.0 e The journey. Come regista, ha sin dal principio preferito praticare l'horror dirgendo The trascend e Seventh (entrambi del 2014). Ancora un altro titolo -Haunted road 2 (2017)- precede questo Walk with me, classico rompicapo orientale (coproduzione tra Hong Kong e Malesia) che saprà certamente soddisfare gli amanti del cinema cantonese. Definirlo horror è riduttivo, in quanto nel finale un colpo di scena alla Haute tension (2005) rivela come in realtà non siano in azione bambole possedute, né spettri o fantasmi. Ma che, come sempre più spaventoso, a muovere la mano omicida è uno stato di dissociazione della personalità.
Walk with me è girato molto bene, con una camera da presa mai statica, inquadrature oblique e sghembe, frutto delle acrobazie (in stile Spider Man) degli operatori alla steadycam. I delitti sono molto elaborati ma poco (o per nulla) splatter, mentre le psicologie dei personaggi (anche e soprattutto secondari) figurano molto bene approfondite nella loro ambigua sfaccettatura. Può deludere lo spettatore abituato agli standard occidentali e chi non gradisce colpi di coda in stile "ribaltone", ma resta sicuramente un film ben costruito anche dal punto di vista drammatico. Genere che si scopre, solo a visione conclusa, essere forse quello più indicato per definirne il contenuto.
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