Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Che ci sia Pirandello dietro questa storia è ravvisabile dal taglio psicologico dato ai personaggi ed alle vicende: la maternità (e la paternità), la nascita di una nuova vita, parallelamente alla scrittura come approccio ad una vita migliore (e l'insegnamento come paternità alternativa); il distacco fra marito e moglie, la gelosia e la follia come incubo in sottofondo. il concetto di 'ruolo': c'è davvero tanto da analizzare. Bellocchio prende un racconto dello scrittore siciliano e lo trasforma (insieme a Daniela Ceselli) in un lavoro complesso e forse volutamente in più punti criptico, dai dialoghi non espressamente risolti, allestendo una messa in scena innanzitutto formalmente all'altezza della situazione e potendo contare su un tris di protagonisti di tutto rispetto come Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi e(d anche) Maya Sansa. Particina per Michele Placido. Il plauso è ineccepibile, ma c'è anche di che sbadigliare. 5,5/10.
Inizio Novecento. Uno stimato psichiatra, il professor Mori, diventa padre; la moglie però rinnega il bambino, che rifiuta il latte materno. Occorre così una balia, ed il professore la trova nell'analfabeta Annetta, cui nel frattempo insegna anche a scrivere. La moglie sente il suo ruolo annientato e si ammala.
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