Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Anonimo.
L'idea di partenza era tutto sommato caruccia. Un intercettatore con un bel po' di pelo sullo stomaco che tutt'a un tratto si fa venire degli scrupoli di coscienza e comincia a indagare su qualcosa di più grande di lui e del suo mero mestiere notarile, quasi impiegatizio, di registrazione di altrui conversazioni. Le strade per Coppola, a partire dal soggetto iniziale, erano due a questo punto: o fare il blockbusterone di spionaggio di sicuro impatto sui botteghini; o imboccare il sentiero del cinema di nicchia, quello che fa sdilinquire i critici ma addormentare il pubblico pagante. Coppola, come evidente, ha optato per la seconda. Incassi modestissimi, ma hey, quattro stelle sul Mereghetti. La spettacolarità tipica del cinema di spionaggio, nemmeno a parlarne; l'introspezione psicologica sull'ometto che si riscopre cuor di leone e buon samaritano, semplicemente non fa presa; i silenzi sono tanto lunghi e tanto frequenti, da assicurare allo spettatore la certezza assoluta che, quando si risveglierà dal letargo in cui nel frattempo è certamente piombato, Hackman starà continuando a lambiccarsi su quella conversazione in preda ai suoi dilanianti dilemmi morali e che la vicenda non si sarà smossa di un femtometro. Cosa ci abbia visto la critica in questo film è un mistero glorioso, ma non è il primo né sarà certamente l'ultimo di questa nutrita categoria di pellicole.
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