Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
“Ma a chi interessano questi due? Si può sapere?”
“Ti dovessi dire, non lo so neanch'io.”
“Al Ministero della Giustizia?”
“No.”
“Allora magari saranno quelli delle tasse. È una conversazione che mi fa venire sonno.”
“Chi t'ha detto che sei qua per divertirti? Toh...”
“Qualche volta uno si interessa a quello che dicono...”
“Io me ne frego, sono cavoli loro. Io voglio solo una bella registrazione chiara!”
Harry Caul (Gene Hackman) è un intercettatore professionista al soldo di privati, originario di New York ma “trapiantato” sulla West Coast, a San Francisco. Per sua inclinazione, deformazione professionale e questioni di sicurezza, Harry conduce una vita appartata e schiva, con un'attenzione maniacale per la privacy e una voluta distanza dai rapporti umani extra-lavorativi, concedendosi uno svago attraverso il sassofono e una forma di espiazione con una rigida fede cattolica.
Il suo ultimo lavoro, assistito dal collega Stan (John Cazale), consiste nel registrare la conversazione fra due presunti amanti che girano in continuazione l'affollata Union Square proprio per evitare di essere sentiti; lei è la moglie del committente, un direttore d'azienda (Robert Duvall), lui un ragazzo elegante e occhialuto del quale Harry, dopo uno strenuo lavoro fra nastri, tagli e tracce audio ambientali isolate, riesce a carpire la frase: “Ci ammazza, se gliene diamo l'occasione.”.
Di colpo Harry perde il suo consueto aplomb e il controllo della situazione, rifiutandosi di consegnare i nastri al signor Stett (Harrison Ford), assistente del direttore, e cercando di andare fino in fondo alla vicenda. Il senso di colpa, per quanto non sia diretto responsabile, lo opprime e lo porta a vigilare sulla coppia spiata quando i nastri gli vengono rubati...
Fra “Il Padrino” e “Il Padrino – Parte II”, Francis Ford Coppola si concesse il lusso di portare a termine “La conversazione”, da lui sceneggiato già a fine anni '60 (quindi profeticamente precedente allo scandalo Watergate) e mai realizzato. Con un occhio di riguardo verso certo cinema europeo, Coppola dirige un film con mezzi modesti e sapienza mirabolante, con la felice collaborazione di David Shire alla colonna sonora e di un cast altisonante e in stato di grazia, a partire da un tormentato Gene Hackman fino alla fragile, addolorata (in)sicurezza offerta dal compianto John Cazale, passando dalle comparsate degli emergenti Duvall e Ford.
Eccetto un lieve momento di calo nella parte centrale, nel bel mezzo della crisi personale di Harry Caul, la gestione del film è ottima su tutti i piani e conduce quasi senza farcene accorgere ad un finale spiazzante, cornice ideale di un quadro di una società preda di paranoia, solitudine, incertezze e dispersa in se stessa; una società rappresentata da un Caul prima solo scrupoloso e integerrimo sul lavoro, poi smanioso di evitare gli errori del passato e infine beffardamente consapevole del ruolo di misera pedina che riveste; una società contornata di personaggi squallidi, plasmati di un'apparenza ingannevole, approfittatori.
Premiato con la Palma d'Oro al Festival di Cannes, dalle nomination all'Oscar e dalla riscossione di un buon successo di pubblico e critica, “La conversazione” resta tutt'oggi un lavoro molto apprezzato e di alto livello, fra i migliori di Francis Ford Coppola. **** e ½
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