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La conversazione

Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film

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La recensione su La conversazione

di Peppe Comune
9 stelle

Harry Caul (Gene Hackman) è un detective privato e nel campo delle intercettazioni auditive è un vero maestro. Svolge la sua professione con una precisione che rasenta la paranoia. Ad un tratto, mentre ascolta le registrazioni relative alle sue ultime intercettazioni, inizia a riflettere sul pericolo potenziale che il tipo di lavoro che svolge può arrecare alle persone che ne sono coinvolte.

 

 

Dopo il "Padrino", Coppola gira un film molto introspettivo certamente più vicino all'essenzialità espressiva del cinema europeo che alla mistica per la spettacolarità di quello degli States. L'oggetto dell'indagine svolta da Caul è solo un pretesto per mostrare la sua crisi interiore, l'entrata in quei meandri angusti della psiche umana di kafiana memoria, nonchè la messa in scena del particolare clima che si respirava negli USA in piena guerra fredda. Harry Caul vive in perfetta simbiosi col suo lavoro, con i suoni che gli ronzano sempre intorno, che chiedono di essere decifrati, interpretati, ricondotti alla loro essenza di oggetto utile per il lavoro da portare a termine. I macchinari sofisticati usati da Caul, che consentono di abbattere tutte le impurità ambientali per arrivare ai minimi dettagli di una voce, permettono di far sentire una cosa non di carpirne l'essenza più intima, di percepirne i contorni non di decifrarne l'animo. Come l'immagine impressa sulla foto in "Blow up" di Michelangelo Antonioni, qui è il sentito che non sa spiegare nel profondo ciò che può solo rendere descrittivamente. E capire significa per Caul andare oltre la fredda meticolosità con cui ha sempre svolto il suo lavoro, significa iniziare a farsi delle domande relative alla sua essenza di arbitro nella vita di terzi. Significa identificarsi sempre più con le vittime delle sue registrazioni a mano a mano che queste, da confuse e indistinte, si fanno sempre più rivelatrici dei loro possibili effetti, significa che da agente passivo deve diventare agente attivo se vuole dare un diverso corso agli eventi, se non vuole rimanere imbrigliato in una vita amorfa fatta di intercettazioni che si assommano, di voci che si ripetono all'infinito che lo hanno reso una pedina di giochi decisi da altri. Harry Caul è solo, non ha veri amici, solo collaboratori che occasionalmente gli sono utili  per le sue intercettazioni e la sua idiosincrasia a rispondere a domande relative alla sua persona è quella di chi, abituato a spiare e a conoscere solo la superficie della vita delle persone, evita che gli altri possano conoscere la sua. Non sa coinvolgersi emotivamente in alcun rapporto umano che non sia meramente professionale semplicemente perchè non riesce ad affrancarsi da una vita retta sui sospetti. E' un clima questo reso molto bene dal film soprattutto nella bellissima sequenza finale quando Caul, solo in compagnia del suo sassofono, devasta letteralmente il suo appartamento alla ricerca vana di un occhio indagatore, lo spoglia di tutti i suoi orpelli come a voler guardare meglio in faccia il suo nemico."La Conversazione" è un film rigoroso e complesso, e la sua forza sta nella sua struttura un pò atipica, dove tutto all'inizio sembra  avere i connotati di un giallo ma che poi, nel mentre la trama si dispiega, prende la forma essenziale dell'immenso Gene Hackman che può ben rappresentare quella sindrome del nemico su cui gli Usa hanno sempre retto la loro particolare idea di ordine sociale e che soprattutto in piena guerra fredda trovava più di qualche giustificazione morale. Per questo ritengo che rappresenti con "Apocalypse Now" due modelli espressivi diversi adottati da Coppola per interrogarsi sul destino di una nazione che giocando d'azzardo con le paure collettive e individuali ha fin ora retto i suoi equilibri interni. Sicuramente una delle vette del suo cinema.

 

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