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La conversazione

Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film

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La recensione su La conversazione

di Antisistema
10 stelle

Situato cronologicamente a metà tra il leggendario Il Padrino – Parte I (1972) ed un seguito all’altezza del suo capostipite, Il Padrino – Parte 2 (1974), il film La Conversazione (1974), non potè che uscirne oscurato nella fama in mezzo a quei due colossi, non perché non sia qualitativamente eccelso; anzi, ci si ritrova innanzi ad un capolavoro assoluto della storia del cinema, però per stile e produzione, siamo lontani dalle atmosfere epiche dei due film girati per la Paramount, dove Coppola aveva adottato una regia molto più classica, condensando tutto il lavoro di sperimentazione fatto nelle sue opere degli anni 60’, alle quali con quest’opera fa pieno ritorno sin dall’inquadratura totale posta in apertura di pellicola sulla Union Square di San Francisco, dove vediamo una multiforme umanità dedita al transito quotidiano, venendo di tanto in tanto fermata da un curioso mimo, che sembra farsi beffe dei passanti, i quali per lo più lo vedono con fastidio finendo con l’ignorarlo, tra cui una coppia di giovani, seguita furtivamente dall’investigatore privato Harry Caul (Gene Hackman), dedito a registrarne i discorsi mettendo in piedi una complessa operazione di spionaggio, documentando il tutto con delle fotografie, per conto di un misterioso committente chiamato “direttore” (Robert Duvall, stranamente non accreditato nonostante abbia anche delle parti dialogate), ma al momento di assemblare il materiale registrato, scoprirà un’inquietante risvolto tra le varie conversazioni avute dalla coppia in quel luogo, il che porterà Harry ad entrare in conflitto con la propria deontologia professionale, arrivando allo scontro con l’enigmatico Martin Stett (Harrison Ford), un tirapiedi del “direttore”.
Sin da subito la Conversazione quindi, si pone come opera sul potere e la sua capacità di penetrare nei corpi delle persone, le quali si sentono nude innanzi ad esso, essendo prive di qualsiasi difesa, a meno che non si viva sempre in piena allerta come Caul, conducendo un’esistenza talmente paranoica, dove neanche nell’inconscio dei suoi sogni-incubi si libera dell’impermeabile (attributo inscindibile della propria persona), dissipando così la coltre di mistero innalzata dall’uomo attorno alle informazioni riguardanti la propria esistenza.

 

Gene Hackman

La conversazione (1974): Gene Hackman


Coppola ritorna a dimensioni produttive molto più contenute, avvalendosi di un budget di 1,5 milioni di dollari, girando un thriller spionistico anomalo, dove la figura dell’investigatore Harry Caul, riflette quella di un’intera nazione smarrita nelle proprie certezze, scombussolata dallo scandalo Watergate, in cui il presidente Nixon fece intercettare i propri avversari politici, scoppiato proprio durante la lavorazione del film, mostrando in tal modo una sorprendente lettura della realtà nell’anticipare i tempi, costruendo un’opera intrisa di cupezza, claustrofobia e paranoia nello sfruttare al meglio gli stilemi sperimentalisti delle avanguardie degli anni 60’, con tanto di citazioni esplicite ad opere come Blow Up di Michelangelo Antonioni (1966), nella figura del mimo e nelle foto scattate nel furgone alle ragazze attraverso il vetro, solo che qui il surrealismo presente nel film del regista italiano, viene meno a favore di un’atmosfera sempre più straniante, che si mescola con una realtà indecifrabile da parte di un protagonista, totalmente alienato nel proprio lavoro, tanto da preferire la tecnologia e le macchine di registrazione dei suoni, ad una qualsiasi chiacchierata con il prossimo, verso i quali intrattiene rapporti esclusivamente professionali, rifiutando ogni trasporto emotivo, anche a causa di una socio fobia invalidante, che lo porta a parlare per lo più per monosillabi o poche frasi nette, come a voler troncare all’istante ogni domanda riguardante la propria persona, vista dall’uomo come un’invasione indebita della propria sfera privata (grossa ipocrisia per uno che vive spiando le vite altrui), portando di conseguenza a far naufragare miseramente, oltre alle amicizie, tra cui quella con il proprio partner lavorativo Stanley (John Cazale), anche  le relazioni sentimentali con le donne, a causa della sua ritrosia a parlare di sé stesso; solo nel chiuso del proprio appartamento spartano, al riparo da ogni sguardo esterno e trincerato dietro ad una porta con ben tre serrature, si concede un briciolo di svago umano, abbandonandosi a suonare il sassofono, mettendo come colonna sonora di sottofondo dei dischi jazz. 

 

Gene Hackman

La conversazione (1974): Gene Hackman

 

In una San Francisco verticistica, dove i grigi ed alti palazzoni di vetro sovrastano le piccole formichine umane sottostanti, Coppola si sofferma su tutte le forme di sorveglianza, partendo da quelle più moderne, tramite l’uso di apparecchi tecnologici sempre più sofisticati quanto complessi, con tanto di visita in fiera dove si è creato un inquietante commercio basato su tale professione, con vari macchinari intrusivi sempre più sofisticati, che hanno finito con il creare un vero e proprio “capitalismo della sorveglianza” (cit. Shoshana Zuboff), traendo ricchezza dal possesso di informazioni e dati personali altrui. Dall’attualità dei tempi, Coppola decide di andare a ritroso nel tempo, analizzando tramite il credo di Harry Caul, la prima forma di invadenza nelle vite altrui; la confessione al prete, dove il sacramento cattolico e la devozione religiosa di Caul, vengono usati dal protagonista come palliativo per alleggerirsi la coscienza dalle conseguenze negative dei suoi atti spionistici, senza rendersi conto in realtà di essere soggiogato a quella che forse è stata una delle prime forme di sorveglianza creata dall’uomo, tramite l’uso della sovra-struttura religiosa dove il Dio-padre nel segreto del confessionale ascolta e sente tutti i peccati riportatagli dettagliatamente dal suo devoto fedele, soggiogandolo mentalmente, instillando nella sua psiche il senso di colpa derivante dalle azioni commesse, in modo da avere un continuo controllo sul proprio gregge; in sostanza una sorveglianza che punta sulle lacerazioni morali dell’individuo, scisso tra l’intimo desiderio di purificarsi e la necessità di cadere nuovamente nell’errore, per via della propria professione lavorativa con cui sopravvive, schiacciandolo in una claustrofobia sempre più accentuata, una sensazione amplificata dalle numerose sequenze ambientate in interni, dove negli oggetti di uso quotidiano o in un qualsiasi infisso, si nasconde una possibile violazione della sfera privata dell’essere umano.                     

 

Gene Hackman

La conversazione (1974): Gene Hackman

 

Privo di capacità conversative, quanto carente di empatia verso il prossimo, che sia una relazione con una donna oppure il rapporto lavorativo con il suo partner Stanley, con cui vive in professionale distacco, Gene Hackman è chiamato a caratterizzare il proprio personaggio tramite i suoi sguardi perennemente rivolti verso il basso o persi nel vuoto, plasmando un anaffettivo emotivo totalmente alienato dal contesto in cui vive, quanto costantemente attaccato ai feticci tecnologici del proprio lavoro, ascoltando ossessivamente, mandando in avanti ed indietro, le parole captate dalle registrazioni dei suoi nastri audio (eccellente il lavoro sul montaggio sonoro di Walter Murch candidato all’oscar), con brevi flashback focalizzati nella ricerca spasmodica del dettaglio decisivo, atto a sbrogliare una matassa sempre più intricata, cercando una verità che gli possa venir data dall’uso oggettivo degli strumenti spionistici (registrazioni e fotografie), per poi venire amaramente messo in scacco da quegli stessi macchinari sui quali ha fatto affidamento, poiché neanche quei freddi feticci tecnologici, sono in grado di svelare i nebulosi meccanismi che muovono la psiche e le azioni dell’essere umano, conducendo infine Harry Caul ad un totale ripiegamento in sé stesso, dove si spoglia di tutta la materialità delle cose presenti in casa, compresi gli altarini religiosi, raggiungendo dei picchi abissali di sofferenza umana tramite una recitazione minimale ed essenziale di un Gene Hackman, straziato e laconico; come il suono del sassofono al quale si abbandona, oramai unico fragile brandello di riservatezza, a cui resta saldamente ancorato in un residuo di umanità. Palma d’Oro al festival di Cannes del 1974, con ben tre candidature agli oscar tra cui miglior regia, ma nella sfida con sé stesso, Coppola vinse tutti i premi possibili con il Padrino – Parte II (1974).

 

John Cazale

La conversazione (1974): John Cazale

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

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