Regia di Florian Zeller vedi scheda film
Ovvero: l’Alzheimer. Una rappresentazione perfetta, un capolavoro dal punto di vista dell’attendibilità, un kammerspiel che rasenta il thriller. Hopkins sublime, anche se lo sapevamo già. Ma lo strazio impietoso a cui è sottoposto lo spettatore ha rari eguali e il film, alla fine, rimane strettamente circoscritto alla messa in scena (seppure inarrivabile) della patologia. In certi momenti, sorge perfino il dubbio che “The Father” giri eccessivamente il coltello nella piaga tentando di evocare l’odiato patetismo (la scena degli schiaffi era davvero necessaria?).
Un film sulla fallacia della percezione? Può darsi. Sicuramente è originale e illuminante nella sua progressione ellittica, nei suoi loop spazio-temporali che a tratti fanno pensare a un lontano Nolan. Fuor di ciò, “The Father” è però prima di tutto una magistrale prova d’attori. Peccato che alla fine, oltre quella finestra sul cortile, oltre quello sguardo, rimangano poca umanità e poco sentimento, solo la tabula rasa di ogni forma autentica d’emozione.
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