Regia di Florian Zeller vedi scheda film
Prendi Anthony Hopkins e Olivia Colman, prendi poi una pièce teatrale di un certo livello, dal nome omonimo e dello stesso regista Florian Zeller e avrai il film (quasi) perfetto.
Lo sceneggiatore e regista francese, nonché drammaturgo, al suo esordio alla regia si inerpica in un’opera a dir poco sensazionale. Dalla ripresa non scontata ne tantomeno facile da rappresentare, Zeller ricrea certe situazioni teatrali riuscendo a non storpiarne ne il senso ne il carisma che possiedono. Senza dubbio uno dei meriti maggiori va alla scelta del cast, decidere di assegnare i ruoli primari ad Hopkins e alla Colman diciamo che garantisce quantomeno un risultato soddisfacente che, in questo caso, è eccellente!
La storia è all’incirca questa: Anthony anziano uomo brillante, seppur lucido inizia a mostrare sintomi del morbo di Alzheimer, dimenticando fatti, luoghi e persone. Nel rapporto con i suoi familiari, la vita dell'anziano uomo prosegue per frammenti confusi che la sua mente non sa più ricomporre. Nella rappresentazione che Zeller decide di mettere davanti alla macchina da presa, la sensazione è quella di essere davanti ai pezzi di un puzzle che solo a qualche minuto del finale si compone mostrandoci ciò che rappresenta.
La straordinarietà del lavoro del regista, non sta tanto nella bravura nel dirigere i due attori sopra citati (ne saremmo stati capaci tutti) ne tantomeno di trasporre la sua opera letteraria in una sceneggiatura, ma piuttosto nella capacità di trasmettere allo spettatore quel senso di spaesamento che coglie il protagonista e piano piano lo attanaglia stringendolo nella morsa; quel sentore di imbroglio, di manipolazione quasi al limite della persecuzione di cui Anthony si sente vittima e che chi guarda percepisce fin dentro le ossa, che ci cattura nei primi minuti di visione e ci abbandona solo sul finale, lasciandoci comunque dentro un senso di smarrimento che per giorni resterà ancorato dentro.
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