Regia di Florian Zeller vedi scheda film
La distorsione mentale di un personaggio, oppure la scissione schizofrenica della personalità sono temi ampiamente trattati al cinema, tanto che si rischia facilmente di scivolare in cliché ormai logori quando si decide di affrontarli di nuovo al cinema. Lo scrittore e drammaturgo francese Florian Zeller affronta il calvario mentale di un ottantenne afflitto da demenza senile riuscendo a superare abilmente le trappole del deja vu con una sceneggiatura, tratta dalla sua piece teatrale "Le pere", che riserva più di una sorpresa e che riesce a dare spessore ai personaggi senza abusare di effettismo e senza ricorrere a soluzioni troppo plateali. Rispetto al trattamento di temi simili in un film come "A beautiful mind" di Ron Howard, qui siamo probabilmente in un'opera di costruzione più solida, meno furba ed ammiccante verso lo spettatore: a tratti si ha una sensazione di "horror mentale" alquanto disturbante e vagamente cronenberghiano, che lo pone più dalle parti di un film come il sottovalutato "Spider" con Ralph Fiennes. La regia di Zeller sfrutta con intelligenza l'ambientazione claustrofobica e oppressiva dell'appartamento da cui non si esce quasi mai, con una scenografia benissimo curata che contribuisce attivamente al dramma, ma é ovvio che molta della riuscita dipende dall'eccellente performance di un Anthony Hopkins dolorosamente attendibile, capace di reggere il peso del film quasi completamente sulle sue spalle senza strafare e senza eccedere in gigionismo, con un'aderenza al personaggio che a tratti ha qualcosa di autobiografico. Molto brava al suo fianco Olivia Colman, l'attrice inglese che già tanta prova del suo talento ha dato negli ultimi anni, e buoni contributi di caratteristi britannici collaudati fra cui Rufus Sewell e la sempre affascinante Imogen Poots. Reazioni entusiaste della critica un po' dovunque e una seconda statuetta per Hopkins, assolutamente inaspettata ma tutto sommato ineccepibile.
Voto 8/10
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