Regia di Elisa Fuksas vedi scheda film
The App - La Recessione.
Ovvero amori inutili fomentati da pruriti tecnologici.
Ogni anno ci sono sempre meno televisioni regionali e di quartiere, schiacciate dalle multinazionali dello streaming. Come, se soprattutto dove, nel 2020 gli amanti dei film di merda di second'ordine possono saziarsi di spazzatura video, se Tele Radio Nessuno non trasmette più? Ma ovviamente su Netflix, grande nuovo produttore di merda in ogni lingua e per ogni palato malato. Per il mercato italiano, il colosso americano ha deciso di dare fiducia alla esordiente Elisa Fuksas; se il nome di questa giovane regista al suo secondo lavoro vi dice qualcosa non è un caso... Il film si apre presentandoci Nick, un attore esordiente richiamato a Roma per interpretare Gesù in un film che dovrebbe lanciarlo, e la sua ragazza/moglie americana, Eva, lo asciuga per farlo iscrivere a una app di incontri, con la scusa di fare uno studio per la tesi di laurea. Dopo aver constatato che negli USA ci si può laureare in qualsiasi cazzata e scoperto che Eva è la tipica insopportabile straniera figa di legno asciugamaroni in cerca di attenzioni, ci concentriamo su Nick, che torna a Roma per interpretare quello che sembra essere il ruolo di una vita. Nella città natale, pur avendo una casa enorme con servitù, il protagonista si sistema in albergo, probabilmente solo per inserire l'inutilissimo personaggio di Ofelia, la governante dell'albergo religiosa e pure lei attratta dal protagonista. Attratta?? Ma lo avete visto Vincenzo Crea, l'attore che interpreta Nick? Potete vendermelo come l'attore più bravo del mondo, ma sicuramente non è un sex symbol - eppure, a quanto pare, le donne per lui sbavano. La vita sembra andare alla perfezione per Nick, che scopriamo essere pure un ricco ereditiero, oltre ad attore esordiente, ma è proprio la app che la sua fidanzata cagacazzo oltreoceano gli ha fatto installare a sconvolgergli la vita; nel momento in cui la installa, comincia a venire bombardato da videochiamate di donne zozzone, ovviamente tutte gnocche, che gli mandano messaggi lussuriosi. 'Sta app è talmente aggressiva che manco lo devi toccare, lo schermo; la chat con le vaccone si apre così all'improvviso, senza cheidere. Voi direte: è un attore, è pure ricco, vuoi che non ci sia una fila di smandrappone in cerca di mantenimento? Ma ovviamente no, perché Nick sta facendo un esperimento sociale per la sua adorata spaccacazzo oltreoceano, quindi si è iscritto sotto falso nome, sennò sarebbe troppo facile. Grazie a questa app, Nick è improvvisamente inondato di fica, mica come noi coglioni che dobbiamo sfogliare mille profili, scrivere milioni di messaggi, con l'unico risultato di essere contattati da Arturone, in arte Mariolina, che ti chiede se "ti piace dona con cazo?". Il protagonista, mentre seguiamo una narrazione che si sviluppa a cazzo de cane, viene rapito a tal punto dall'applicazione che comincia a trascurare tutto, pura la fidanzata/moglie arrivata dall'America, che gli annuncia di essere incinta; pure l'importantissimo lavoro che dovrebbe cambiarglia la vita e fargli sputare sui miliardi dei genitori. Cosa avrà mai trovato, la super mega gnocca universale? Il Santo Graal della fica in terra? No. Lui, povero scemo, chatta con una tipa che gli risponde a frasi fatte del cazzo, tipo: "la vita deve essere come un tramonto sull'oceano", o boiate simili; non si fa mai una foto e tutte le volte che il protagonista le chiede di incontrarsi lei lo percula pure!, facendolo andare da un posto a un altro senza presentarsi. Mentre da spettatori vi rendete velocemente conto di star vedento il film Lei (Her) in versione casereccia, il protagonista si arrovella nel cercare di incontrare la non-tipa dell'applicazione; intanto seguiamo anche le vicissitudini della governante Ofelia, che scopriamo essere una fedele della Chiesa dei Penitenti Triti del Gesù dalla Corona al Neon, e che si infligge delle ferite con lo strumento di tortura più porcellino mai inserito sul mercato: la giarrettiera di cilicio, per porcelle timorate diddio. Complice la pessima scrittura, non capiremo mai perché è innamorata del protagonista; la sua funzione nella storia sarà solo quella di dimostrare di non esser ela tipa dell'applicazione; forse la regista voleva inserire il personaggio per insinuare un dubbio nello spettatore, ma il risultato è che non si capisce una minchia e la religiosa sarà assolutamente inutile ai fini della trama. In conclusione, The App è una rivisitazione del film Her in puro stile spaghettiMMerda; nel cast troviamo pure il regista Abel Ferrara, che probabilmente deve avere qualche problemino economico per partecipare a questa cagata. C’è chi dice che Elisa Fuksas abbia diretto un film sulla contemporaneizzazione del mito di Narciso: a noi pare di aver visto una pellicola che mostra la realtà dei grossi problemoni dei ragazzi ricchi che non hanno niente da fare e che la regista potrebbe dedicarsi ad una sana vita da miliardaria fancazzista senza sprecare i soldi di papi in pellicola, un po' come doveva fare il protagonista.
#larecessione
per insulti anche non costruttivi.
www.facebook.com/larecessione
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta