Regia di Pierre-Alain Jolivet vedi scheda film
Erotico francese che anticipa di un paio d'anni il clima sadiano di Histoire d'O. Opera di un regista fermatosi solo dopo cinque lavori. Impressionante il costante e intenso clima di inarrestabile degradazione (spesso solo suggerita e pertanto più efficace) cui va incontro la protagonista, interpretata da una bellissima -quanto brava- Schubert.
Lione (Francia). La squillo Britt (Karine Schubert) viene duramente richiamata all'obbedienza da Manuel (Georges Géret), severo tenutario di un bordello e privo di sentimenti umani, succube unicamente nei confronti di una madre influente e dominante. Una rigida punizione attende Britt, per non aver saputo soddisfare un cliente, infatti ha pianto inarrestabilmente durante il rapporto sessuale. Rinchiusa in una stanza priva di arredamento, è costretta ad accogliere frequentatori sempre più cinici e dalle più svariate esigenze. Britt, dopo una prima notte passata completamente nuda al buio e in sola compagnia delle urla di un'altra poveretta, costretta a prostituirsi nella adiacente camera, farà suo malgrado la conoscenza di un finto commissario che la sottopone ad un interrogatorio forzato da tortura, un prete che la redarguisce aspramente prima di sodomizzarla, un sadico che si finge figlio del carceriere solo per illuderla di poter fuggire e un celebre comico televisivo ossessionato da oggettistica bondage. Mentre viene sempre più trattata alla stregua di un oggetto, disumanizzata e stanca, nei brevi momenti di pausa ricorda come è arrivata a tanta degradazione. La conoscenza di Raymond (Amidou), magnaccia al servizio di Manuel, poi convertitasi in una relazione amorosa, è stata viscidamente architettata dai due uomini per reclutare una nuova squillo. Nella severa, lunga e umiliante punizione riservata alla ragazza c'è comunque qualcosa nel comportamento di Manuel e Raymond che trascende la motivazione economica, un sadismo di fondo nei confronti della donna. Sadismo tanto più acceso quanto più bella è la prigioniera. Quindi, un sadismo spinto al limite, data l'avvenenza di Britt.
Alla base della bella sceneggiatura -scritta dal regista Pierre-Alain Jolivet in collaborazione con Richard Bohringer- sta un racconto di Xavièr. Mentre alla fonte del testo di Xavièr sta certamente l'opera sadiana Histoire d'O di Pauline Réage (poi convertita in film da Just Jaeckin nel 1975). La punizione è però un'opera sconcertante per quanto sbalorditiva ed emozionante. Principalmente a causa della perfetta interpretazione della Schubert, qui splendida ventinovenne dal corpo armoniosamente esposto in posture arrendevoli e remissive, accompagnato da un viso dolcemente stravolto e arricchito da rivoli di lacrime. È un nudo, quello esibito ne La punizione, che si accosta all'hard senza mai raggiungerlo per superarlo, invece, in carica erotica. La sottomissione imposta a forza all'affascinante bellezza femminile, comprende un fine lavoro psicologico attuato contestualmente alla manipolazione fisica, come giustamente nota e descrive l'altra ragazza (parallelamente, nella storia, esposta allo stesso trattamento) mentre indica a Manuel con la mano: "Mi hai distrutta qui (il cervello), qui (il cuore) e qui (la vagina)". Britt è fuggita dalla miseria di un paesino periferico, solo per finire in una città popolata da bestie (dis)umane prive di scrupoli e insensibili alla pietà.
Pierre-Alain Jolivet dirige un film potente e suggestivo, carico di erotismo dall'inizio alla fine, e procede sul piano della decadenza (intesa ossimoricamente come ascesa verso l'estasi) con un finale tragicamente risolutivo. Un finale al sangue, dove una bottiglia o un colpo di pistola -rispettivamente a bersaglio di Manuel e di Britt- pone sullo stesso funesto livello vincitori e vinti. Il traguardo finale di queste due misere esistenze è una morte violenta, che appiana (disilludendo qualunque aspettativa di merito) ogni azione compiuta in vita, sia stata essa buona o cattiva.
Figlio del famoso compositore musicale André Jolivet, Pierre-Alain esordisce dietro la macchina da presa nel 1968 con l'introvabile Bérénice. Nel 1969 gira Weird weirdo (Il grande cerimoniale), film che racconta di un giovane ossessionato dall'asfissiante comportamento materno, al punto di arrivare ad odiare il genere femminile, salvo convertirsi tra le braccia di una seducente ladra. Nel 1971 realizza un altro titolo, monosillabico, anch'esso perduto (Ça). Quindi prosegue con questo significativo La punition per poi chiudere la carriera nel 1981 con un WIP, Black mirror. È un peccato una così breve carriera, stando al risultato ottenuto in questa circostanza, nella quale ha saputo dare dimostrazione di un talento non comune in veste di sceneggiatore e regista.
Sette al giorno, talvolta più... e provo piacere (citazioni dal film)
Un cliente di Britt, dopo essere educatamente entrato nella camera, si siede accanto alla ragazza, completamente nuda. Da una valigetta estrae un abito talare che poi indossa, per mutare improvvisamente carattare. La fa alzare in piedi.
"Non so che cosa unisca le parti dell’atomo, ma a legare gli esseri umani sembra sia il dolore." (Andrew Sean Greer)
N.B. Il trailer seguente è riservato solo ed esclusivamente ad un pubblico adulto
F.P. 26/11/2019 - Versione visionata in lingua tedesca, sostanziosamente tagliata durante l'interrogatorio, sotto tortura, della protagonista (durata: 85'52")
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