Regia di Mario Mattòli vedi scheda film
Billi e Riva protagonisti, caso più unico che raro, ed il ruolo dell'attrazione del film affidato al tenore Ferruccio Tagliavini, che qua e là incanta il pubblico cone le sue doti canore; non c'è molto altro in questa leggerissima commediola proto-musicarella. Tagliavini aveva già avuto qualche esperienza cinematografica (fra cui quella nell'esordio registico, 1949, di due grandi: Monicelli e Steno, Al diavolo la celebrità), ma da qui in avanti non comparirà più spesso sul grande schermo; per la coppia Billi e Riva, invece, le porte dello spettacolo si sono appena spalancate; nel cast, inoltre, compaiono anche Carlo Campanini, Franca Marzi, Dorian Gray ed il giovane Nino Manfredi in un piccolo ruolo. Mattoli, che scrive il film insieme a Steno e Ruggero Maccari, è un vero esperto di questo tipo di prodotti 'cotti e mangiati', dalla confezione semplice e senza grandi implicazioni; l'atmosfera ridanciana, d'altronde, ricorda che l'Italia del (secondo) dopoguerra ha bisogno di distrazioni, in questo caso specifico di cantare per non pensarci troppo su (a tale proposito vedasi anche la rapida metamorfosi 'morale' dei personaggi di Billi e Riva, da ladri a impresari musicali: in quegli anni neppure le commedie potevano permettersi di presentare stereotipi negativi, di malfattori, se non per punirli esemplarmente). Musiche di Pippo Barzizza, padre dell'attrice Isa. 3/10.
Un elettricista possiede un vero talento nel canto lirico: lo scoprono per caso due ladruncoli desiderosi di cambiare vita. Ma, per quanto tentino di presentarlo ad impresari, il cantante non riesce a dare il meglio di sè stesso; lo aiuterà l'amore.
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