Regia di Gerard Bush, Christopher Renz vedi scheda film
AMAZON PRIME
Parlare di un film come Antebellum è assai rischioso per il pericolo, sempre in agguato, di ricadere nel tranello di fornire non intenzionalmente spiacevoli anticipazioni che potrebbero rovinare la sorpresa (per quanto affievolita da ben più illustri ed efficaci precedenti) che sta alla base della vicenda.
Comunque una prima, efficace e disinvolta, sinuosa lunga carrellata ci descrive la tragedia della vita in schiavitù nelle piantagioni di cotone degli stati del Sud, nel periodo della Guerra di Indipendenza.
La vicenda si stringe attorno al personaggio-fulcro di Eden (Janelle Monae), schiava orgogliosa e tenace che svolge mansioni di domestica, raccoglitrice di cotone e all'occorrenza concubina al servizio degli spregiudicati latifondisti per cui è costretta ad una vita di fatiche e restrizioni.
Senza preavviso la vicenda si sposta ai giorni nostri, quando una sveglia insistente apre la giornata concitata di impegni ad una nota attivista per i diritti della popolazione di colore, impegnata a partire per un importante convegno che la allontanerà per un breve periodo dalla sua affettuosa armonia familiare.
Una famigerata donna bionda inizia a minacciarla telefonicamente, ordendo un piano ai danni della donna che troverà la sua concretizzazione proprio al termine del convegno a cui la donna prende parte con estremo successo.
L'epilogo a (semi)sorpresa chiarirà i dubbi e le perplessità che inevitabilmente affliggono lo spettatore, in grado solo di sospettare un certo tranello narrativo inevitabile.
L'ambizione di trasformare un film d genere in una occasione per affrontare tematiche di evidente stampo politico sociale è sempre avvenuto in modo sporadico, permettendo tuttavia a grandi autori di fornirci capisaldi di tutto rilievo che rendono forti, se non memorabili queste singolari, suggestive ed inquietanti ibridazioni.
Mi vengono in mente almeno due bei film di Wes Craven: il capolavoro Il serpente e l'arcobaleno, ed il buon La casa nera (ovvero People under the stairs), più che il sin troppo osannato e mistificato Midsommar, di Ari Aster.
In questo frangente ci troviamo dinanzi ad un effetto sorpresa in stile The village, purtroppo in parte vanificato e svelato anzitempo proprio dall'esistenza di questo riuscito, quasi stordente, perfetto capostipite che resta una delle opere migliori del discontinuo M. Night Shyamalan.
Opera prima del duo Gerard Bush e Christopher Renz, autori altresì dell'elaborato, singolare ma tutt'altro che originale script, Antebellum poggia il suo stordente epilogo su situazioni ad effetto, su scene cruente e personaggi sin troppo calcati o sopra le righe (la dark lady resa con dovizia di moine da Jenna Malone), al servizio di una vicenda che tenta la carta della insostenibilità per rendere più efficace e travolgente la sin troppo elaborata soluzione dello spregiudicato groviglio narrativo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta