Regia di Willard Carroll vedi scheda film
Varie vicende si sviluppano in parallelo, un po’ alla Altman ma con molta meno cattiveria. Un uomo (Dennis Quaid) gira per i bar raccontando di sé storie sempre diverse agli avventori che conosce (fra cui Nastassja Kinski: ma perché non capitano mai a noi certe fortune?). Una signora sposata (Madeleine Stowe) si incontra con il suo amante in una camera d’albergo. Una regista teatrale (Gillian Anderson), fra irrigidimenti e voglia di lasciarsi andare, non sa come comportarsi di fronte alla corte tenera e assidua di un architetto appena conosciuto. Un giovane malato di aids si sta spegnendo, assistito dalla madre (Ellen Burstyn) che gli rivela di non aver mai amato il marito. Una ragazza logorroica e bevitrice (Angelina Jolie, non ancora diva e sorprendemente simpatica) rimorchia un ragazzo timido e taciturno che nasconde un segreto. Una coppia anziana (Sean Connery e Gena Rowlands) si appresta a celebrare il proprio anniversario di matrimonio; lei però rimane sconvolta quando trova in un cassetto la foto di una vecchia fiamma del consorte, e lui cerca di spiegarle con dolcezza e pazienza cosa ha significato quella donna nella sua vita. Nel corso del film ci si accorge che un’espressione, “palla di rabbia”, torna in bocca a vari personaggi; a poco a poco si scoprono i collegamenti che li uniscono, finché tutto trova il suo posto in una conclusione che, nonostante le tragedie accadute e incombenti, riesce ad essere rasserenante. Indimenticabile il monologo della Stowe (che nella vita è felicemente sposata da oltre vent’anni) sulla crisi del proprio matrimonio: “Dopo la nostra prima volta dovetti rassicurarlo che piangere era solo la mia normale reazione a un immenso piacere. Lui mi abbracciò e disse che voleva farmi piangere per il resto della nostra vita. E ora mi ritrovo a vivere con un compagno di stanza invece di un marito, e ho dei cani al posto dei figli, e ho dimenticato chi ne incolpa l’altro, e non piango da non so quanto tempo”.
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