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L'uomo che vendette la sua pelle

Regia di Kaouther Ben Hania vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che vendette la sua pelle

di leporello
8 stelle

Mi è sembrato un film molto intelligente, parzialmente raffinato, sicuramente originale (una storia analoga a quella raccontata, spiegano i titoli di coda, è accaduta davvero), ma soprattutto costruito sulla figura di un protagonista che (personaggio ed interprete) è di una solidità che va oltre qualunque messaggio politico, artistico, sociale. Sam/Yahya Mahayni,  forse non lo si nota, ma è il suo gatto rosso, quello che accarezza nella prima scena, e che nell’ultima riappare (ah, che bravi i registi che si ricordano di come iniziava il loro film!), vessillo di una libertà che, essendo interiore, essendo quella dell’Amore con la A maiuscola, attraversa e passa sopra ogni messaggio che si trovi a livello inferiore.


Sam/Yahya stupisce e colpisce in continuazione, scena dopo scena, minuto dopo minuto: dalla  promessa di matrimonio attuata in treno a  dispetto di ogni autorità e regola (eventualmente anche a scapito della propria incolumità) che spiazza la sua bella Abeer (Dea Liane... qualcuno sa dove si fabbricano occhi simili ai suoi?!?),  all’incontro casuale con l’arte (con la “a” minuscola) al quale è spinto da una certa, dignitosa fame, passando dalla rivalità con l’altro Maschio per la conquista della Femmina (notasi l’Edenico, immeritato maiuscolo dei generi) , bypassando  poi le sciocchezze di Popolo (con la “p” corsivo, così non si offende nessuno) che vorrebbero strumentalizzarlo tanto quanto i nemici dello stesso popolo; percorrendo le tappe di Miseria e (nessuna) Nobiltà, dell’essere forse fortunato ma al tempo stesso sempre povero e miserabile se non in grado di poter vivere il  suo proprio “A-more”, ridicolizzando, come meritano, tutte le (reali o ipotetiche) tragedie umane che non considerino l’amore come merita (la finta esecuzione dell’Isis, l’improvvisata tentata/farlocca  strage alla nobile asta che tenta di accaparrarsi il suo stesso corpo), Sam/Yahya (ma qui intendo anzitutto la bravissima regista Yahya Mahayni che ha saputo anche non lasciare solo il protagonista, ma a circondarlo di figure tutte importanti ed interessanti)) riesce persino a sbarazzarsi dell’ingombrante, inspiegabile presenza di Monica Bellucci per dar vita ad un film a mio avviso pregevole, al quale auguro la miglior fortuna per la prossima serata degli Oscar.

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