Regia di Brian Gibson vedi scheda film
Eh no, di autocompassione ce n'è fin troppa. Verso un'epoca, verso uno status, verso una giovinezza che sono definitivamente tramontati ma che hanno ancora un valore per qualche nostalgico. Un valore economico s'intende, perché alla fine è quello che muove tutto, per quanto pregne di poesia possano essere certe canzoni e certe parole uscite dalle bocche dei vari protagonisti della pellicola. Il film fotografa discretamente bene il declino di certi artisti, attaccati alla loro immagine patinata ed incapaci di accettare quella restituita dallo specchio; in tal senso risulta piuttosto azzeccato il ridicolo di molte scene, le piccole bizze da prima donna dei vari componenti, la persistenza retinica di ombre del passato. D'altra parte però alcune forzature ci sono (vedi la finta agente delle tasse metodista o le ragazzine che salgono sul palco per saltare addosso ad un cantante che nemmeno hanno mai sentito nominare probabilmente o i "segni" che arrivano da Bryan ed altro ancora) e c'è troppo ricorso ai buoni sentimenti (il finale parla da solo, patetico oltre ogni misura).
Discreta, evocativa quanto serve ma non particolarmente esaltante.
Discretamente bravo, ha il volto giusto.
Bravo, perfetto per il ruolo.
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