TRIESTE SCIENCE + FICTION FESTIVAL 2020
"Per secoli avete creduto in qualcuno che no avete visto, ora milioni di esseri come me saranno qui molto presto".
Pareva andasse tutto così bene al pianeta, prima che il blackout che improvvisamente minaccia ed avvolge l'intero globo, finisce per seminare morte e distruzione, senza che se ne riesca a trovare una ragione plausibile tra le più probabili.
Niente scontro nucleare, niente attentato perfettamente organizzato, nessuna devastazione naturale: solo buio, che avvolge tutta la superficie terrestre tranne uno spicchio rimasto per il momento estraneo, e rappresentato da una limitata zona geografica che include Bielorussia, Ucraina e Finlandia.
Il tenace soldato Oleg, che fino a poco prima era impegnato a conquistare il cuore della sua bella Olya incontrata per caso in un ristorante, deve ora occuparsi di problemi più generali ed imminenti, ed assieme alla sua squadra, si prodiga per cercare di riportare la luce sul pianeta devastato.
The blackout è un roboante blockbuster russo che si avvale di larghi mezzi per poter affermare che nel raccontare la storia di salvataggio in extremis, non si bada a spese.
Ne scaturisce un filmone non dissimile alle super produzioni alla Michael Bay o Roland Emmerich, che vede in regia Egor Baranov, cineasta sempre piuttosto avvezzo all'action, e pure ai grandi budget a disposizione.
Qui i Russi vogliono "fare gli americani" non meno dei cinesi nei loro blockbuster tecnicamente ineccepibili.
Manca un po' di genuinità, che si annienta di fronte a troppi slanci patriottistici piuttosto fastidiosi, oltre che puerili, sommari, semplicistici, al servizio di una vicenda che contiene molti elementi risaputi e trappole narrative piuttosto scontate.
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