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Appunti di un venditore di donne

Regia di Fabio Resinaro vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su Appunti di un venditore di donne

di Andreotti_Ciro
5 stelle

Milano, 1978. Una sera all’uscita dell’Ascot, un locale del centro storico, Bravo, un protettore di prostituite che si occupa di trovare la donna giusta per clienti facoltosi, e il suo amico Daytona scommettono riguardo una ragazza intravista per strada e che Daytona vorrebbe conoscere. Bravo avvicina la ragazza con una banale scusa e organizza per l’amico una serata memorabile, da quel momento però la sua vita cambierà definitivamente.

 

Uno dei best seller di Giorgio Faletti, probabilmente il romanzo più complesso in termini di trama, diventa nelle mani del quarantenne Fabio Resinaro, alla sua prima prova in solitaria senza l’appoggio del suo omonimo, un thriller con implicazioni di cronaca che vanno a intrecciarsi con la vita di Bravo, il romano Mario Sgueglia che rapidamente dalle serie TV riesce a passare a un prodotto complesso e contorto scritto e interpretato per il piccolo schermo. Sgueglia pecca però in termini recitativi non riuscendo a fornire al protettore che risiede alla periferia del capoluogo lombardo e dotato di una particolare peculiarità fisica, quella profondità e risolutezza che al contrario trasparivano dalle descrizioni minuziose dello scrittore astigiano. Al fianco di Bravo, bilanciandone la performance, evoluiscono buoni comprimari come la siciliana Miriam Dalmazio, nel ruolo di Carla, merce di scambio per una scommessa tra lo stesso Bravo e Paolo Rossi, qui nella parte di Daytona, appassionato di auto e adepto del gioco d’azzardo. Francesco Montanari, barman non vedente e inventore di sciarade, fino ad arrivare a Michele Placido e Libero De Rienzo, in una delle sue ultime prove, che aggiungono alla trama due figure, rispettivamente un politico e un poliziotto, corrotte e ben caratterizzate. Quel che però riuscì a Faletti nel romanzo, restituendoci sia gli ambienti sia i ricordi di una giovinezza passata fra i locali di Milano, non riesce alla pellicola, nonostante ricostruzioni d’ambiente molto fedeli, ma che a conti fatti passano in secondo piano causa un impalcatura che porta il film a sembrare un salto nel tempo a ritroso con attori che fingono di trovarsi sul finire degli anni di piombo ma che recitano come fossero al giorno d’oggi. Forse non si poteva fare e sperare di meglio ma speriamo che in futuro le rimanenti opere di Faletti possano avere una sorte cinematografica migliore.

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